Voto a Roma, la sinistra è nel caos Raggi a testa bassa: "Vado avanti"

Calenda rifiuta le primarie di Letta e conferma di voler correre da solo, il Nazareno lo scarica. I vertici 5 Stelle cercano di far ritirare l’attuale sindaca in difficoltà nei sondaggi ma lei resiste

Migration

di Elena G. Polidori

Il Campidoglio romano rischia di diventare la tomba dell’alleanza di governo tra Pd e M5s, nonostante i tentativi, sempre più pressanti, di trovare un candidato unico per la corsa di ottobre a sindaco di Roma. Ieri, ultima tra le voci di questi giorni, quella che vedeva l’artefice dell’alleanza in Regione Lazio tra dem e grillini, ovvero Roberta Lombardi, pronta a correre, passando per le primarie, per scalzare la nemica di sempre, Virginia Raggi, dallo scranno di sindaco. Ma lei, interpellata sulla questione, ha smentito seccamente: "Non ci penso neppure".

Però il tema è di quelli roventi, dentro il Pd come dentro i 5 stelle. Si dice che, nell’incontro di qualche giorno fa, Enrico Letta e Giuseppe Conte abbiamo discusso dell’ipotesi di trovare un candidato unitario (con l’ex premier che si è detto anche pronto a far ’ritirare’ la Raggi), ma che questo – nell’eventualità – debba comunque superare le primarie, fatto che ha indispettito Carlo Calenda, che si aspettava, invece, la benedizione del Nazareno. Così ieri il leader di Azione ha confermato che la sua candidatura prosegue in autonomia. "Il dado è tratto – ha commentato –, la scelta è legittima. A questo punto le nostre strade si separano. Crediamo che occorra smettere di parlare per mesi solo di Pd", ha attaccato. La replica del Pd è arrivata poco dopo per voce dei vertici delle federazioni di Roma e Lazio, Andrea Casu e Bruno Astorre: "Le primarie sono uno strumento di partecipazione fondamentale, le autocandidature di leader nazionali servono solo a far crescere di qualche punto percentuale le loro liste nei sondaggi. Se Calenda sceglie di auto escludersi dalla coalizione del centrosinistra, per la corsa al Campidoglio, può legittimamente farlo".

Al dunque, quindi, il Nazareno rischia di trovarsi da solo nella corsa, ma anche con Calenda e Virginia Raggi a contendersi un solo posto al ballottaggio. Anche perché la candidatura dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, secondo i sondaggi in mano al Pd, nelle periferie romane sarebbe del tutto inesistente. Di qui anche il pressing di una parte del Nazareno a convincere il governatore, Nicola Zingaretti, con maggiori chance nei sondaggi, a mettersi in gioco come sindaco, ma il diretto interessato ha detto di voler completare il mandato in Regione e casomai tentare pure il bis.

Insomma, una situazione davvero difficile per i due neo leader dell’alleanza a sinistra, anche se per Conte potrebbe diventare meno difficile far fare un passo indietro alla Raggi: niente partecipazione alle primarie e sondaggi in calo robusto (sotto il 20%) come argomenti, ma lei resiste. Anche davanti alla possibilità di andare avanti senza il simbolo M5s: "Mi hanno proposto di tutto per non farmi correre – ha commentato ieri – ma per me la politica è altro, sono i programmi e non gli accordi di palazzo". Virginia, dunque, correrà da sola, ma la conquista del bis in Campidoglio si presenta per lei tutta in ripida salita.