di Ettore Maria Colombo Fioccano le reazioni il giorno dopo la messa all’asta on line di uno dei volantini con cui le Br rivendicarono il sequestro di Aldo Moro e il massacro della sua scorta. La politica e i parenti delle vittime si indignano poiché il foglio ciclostilato con la stella a cinque punte, descritto con "lievi strappi ai bordi, pieghe centrali" ma "in condizioni molto buone", è il simbolo di uno dei documenti più drammatici della storia italiana del dopoguerra. Si chiama, proprio come nelle aste, "Lotto 43", e il prezzo - grazie anche alla diffusione del caso sui media - era schizzato ieri sera a 7mila euro, ben al di sopra della stima iniziale (tra i 1.300 e i 1.700 euro) degli esperti della casa d’aste Bertolani Fine Art attraverso cui è stato messo in vendita. Ma mancano ancora 12 giorni alla fine dell’asta. Nella pagina online della casa d’aste viene fornita anche una particolareggiata descrizione del lotto, rientrante nella sezione Autografi&Memorabilia. Poco importa, come sottolinea l’ex Br Paolo Persichetti, che il volantino "non sia uno dei nove comunicati originali stampati con la famosa Ibm a testina rotante in light italic fatti ritrovare a Roma il 18 marzo 1978 dalle Brigate rosse" ma un testo ciclostilato di cui esistono "centinaia di copie". Parenti e familiari delle vittime s’indignano. "Queste pagine - scrive il giornalista Mario Calabresi su Twitter - grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L’unico luogo dove possono stare è nelle Case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo". "Quel documento dovrebbe stare all’Archivio di Stato" dice Giovanni Ricci, figlio dell’autista di Aldo Moro, Domenico Ricci, ucciso in via Fani. E proprio la Direzione Generale Archivi del ministero della Cultura, guidato da Dario Franceschini, ha già disposto una ...
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