Martedì 23 Aprile 2024

Volantino Br all’asta. "Ma come è arrivato lì?"

Il ministro Franceschini dispone una verifica, il Pd fa un’interrogazione, FdI e familiari delle vittime contro la vendita. E il dattiloscritto è già a 7mila euro

di Ettore Maria Colombo

Fioccano le reazioni il giorno dopo la messa all’asta on line di uno dei volantini con cui le Br rivendicarono il sequestro di Aldo Moro e il massacro della sua scorta. La politica e i parenti delle vittime si indignano poiché il foglio ciclostilato con la stella a cinque punte, descritto con "lievi strappi ai bordi, pieghe centrali" ma "in condizioni molto buone", è il simbolo di uno dei documenti più drammatici della storia italiana del dopoguerra. Si chiama, proprio come nelle aste, "Lotto 43", e il prezzo - grazie anche alla diffusione del caso sui media - era schizzato ieri sera a 7mila euro, ben al di sopra della stima iniziale (tra i 1.300 e i 1.700 euro) degli esperti della casa d’aste Bertolani Fine Art attraverso cui è stato messo in vendita. Ma mancano ancora 12 giorni alla fine dell’asta. Nella pagina online della casa d’aste viene fornita anche una particolareggiata descrizione del lotto, rientrante nella sezione Autografi&Memorabilia. Poco importa, come sottolinea l’ex Br Paolo Persichetti, che il volantino "non sia uno dei nove comunicati originali stampati con la famosa Ibm a testina rotante in light italic fatti ritrovare a Roma il 18 marzo 1978 dalle Brigate rosse" ma un testo ciclostilato di cui esistono "centinaia di copie".

Parenti e familiari delle vittime s’indignano. "Queste pagine - scrive il giornalista Mario Calabresi su Twitter - grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L’unico luogo dove possono stare è nelle Case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo". "Quel documento dovrebbe stare all’Archivio di Stato" dice Giovanni Ricci, figlio dell’autista di Aldo Moro, Domenico Ricci, ucciso in via Fani. E proprio la Direzione Generale Archivi del ministero della Cultura, guidato da Dario Franceschini, ha già disposto una verifica sul ciclostile del "Comunicato n.1" delle Br "al fine di verificarne la peculiarità e l’interesse". "Nel fascicolo ‘Moro uno’ della Corte di Assise di Roma, studiato e digitalizzato dalla stessa Direzione generale Archivi nell’ambito del ‘Progetto Moro’, risultano già presenti infatti 41 esemplari" del comunicato. Alcuni risultano incompleti e non tutti sono nello stesso stato di conservazione" spiegano dal Mic.

Non mancano le interrogazioni parlamentari. La prima a protestare è la presidente di Fd’I, Giorgia Meloni: "Mettere all’asta quel volantino è una vergogna. La testimonianza del sequestro di Moro, e il drammatico massacro degli uomini della scorta, non può e non deve essere venduto al miglior offerente, ma preteso dallo Stato in nome delle generazioni future, segno intangibile di orrore". Pure la reazione del Pd è indignata.

"A che titolo una casa d’aste mette in vendita un documento (storico) delle Br sul caso Moro? Perché un atto derivante da procedimenti giudiziari diventa proprietà privata da commerciare? Che trafila c’è stata? Con Filippo Sensi farò un atto di sindacato ispettivo parlamentare", scrive su Twitter il deputato dem Enrico Borghi, membro del Copasir. E il senatore Dario Parrini rincara la dose con un’altra interrogazione: "Si è violato un principio di decenza e umanità" Infine, l’altro deputato dem Filippo Sensi: "È tutto molto triste. Venderlo, comprarlo. Spero in un sussulto di pietà per sottrarre una memoria così dolorosa al mercato".