Volano anche gli affitti Per una stanza singola servono 600 euro

Il caro-affitti morde, eccome, sotto le Due Torri. Quello di trovare un alloggio a cifre umane – qui si viaggia a 480 euro per un posto-letto o 600 per una camera singola, denunciano gli studenti – è sempre stato un problema a Bologna, ma ora l’obiettivo di un tetto è quasi una chimera. I motivi sono diversi. Quello più recente è l’inflazione, che pesa sia sui canoni sia sulle bollette che poi l’affittuario deve saldare. Ma, se questo è un problema (si spera) contingente, non così è per la mancanza cronica di immobili in una città in cui la platea degli studenti fuorisede (che negli anni del Covid ha studiato da remoto) si somma a quella dei turisti (mai così tanti sotto le Due Torri).

Una carenza che dipende, da un lato, dalla lentezza dei piani di rigenerazione urbana (ovvero costruire nuovi alloggi senza consumare suolo, che è anche uno degli obiettivi dell’amministrazione di Matteo Lepore); dall’altro lato dal fatto che i tanti bolognesi proprietari – considerato il boom turistico in città – preferiscono gli affitti brevi, da bed&breakfast per intenderci, a quelli tradizionali, molto meno redditizi se fatti a canone concordato.

Cosa si può fare allora? Innanzitutto accelerare la realizzazione di nuovi alloggi, come spiega l’amministratore di Nomisma, Luca Dondi dall’Orologio. "La rigenerazione urbana finora ha prodotto poco – osserva Dondi –, colpa in particolare della burocrazia. Solo rimuovendo questo ostacolo e snellendo le procedure si può pensare di cominciare a colmare il gap. A partire magari dallo sfruttamento delle aree come Stamoto e Staveco", il cui iter pare avere accelerato nelle ultime settimane. Per quanto riguarda i proprietari, "lì le leve, a partire da quella fiscale, non sono molte – continua Dondi – ma qualcosa si può fare per ridurre i robusti timori che molti possessori di alloggi hanno, come la paura che l’inquilino non paghi o che l’appartamento venga restituito in condizioni non ottimali".

Andrea Bonzi