"Vivrò sempre con questo rimorso È stato un incubo: oggi non lo rifarei"

Fredy Pacini: "Ringrazio tutti per il sostegno. In quei momenti non ti rendi conto"

Per un giorno Fredy Pacini è come il Barbiere di Siviglia, tutti lo cercano, tutti lo vogliono. E lui, per la prima volta dalla notte tragica del 29 novembre 2018, non si nega nessuno, come chi ha voglia di togliersi dalle spalle il peso che si è portato dietro per due anni e mezzo.

Fredy, finalmente può dire di essere soddisfatto...

"Sì, e dico grazie a tutto. Al mio avvocato Alessandra Cheli, che ha fatto l’impossibile per tirarmi fuori da questa storia, al giudice che ha capito lo spirito col quale quella notte mi sono difeso, a tutti quanti mi sono stati vicini, anche con le manifestazioni di piazza che si sono svolte per sostenermi in questa battaglia".

Grazie anche ai politici come Salvini e la Meloni che l’hanno incontrata? Lei in fondo esce indenne per la nuova legge.

"Non mi faccia entrare in questioni politiche, io sono soltanto un imprenditore che non vuole e non può schierarsi con nessuno. Sono un uomo modesto, di campagna, queste cose non sono il mio mestiere".

Cosa le resta di questi due anni e tre mesi con la spada di Damocle della giustizia?

"E’ stata dura, durissima, cercavo di estraniarmi dalla vicenda giudiziaria, ma non è facile vivere con un incubo che si riaffaccia continuamente, che riemerge periodicamente, a ogni atto di indagine, a ogni udienza".

Nessun rimorso allora?

"No, tanti rimorsi. In primo luogo per l’uomo che ho ucciso. E’ un peso che mi porterò dietro per la vita, indipendentemente dall’archiviazione che finalmente è arrivata. E poi, potessi tornare indietro, non sparerei. La pistola è ancora sotto sequestro ma non la rivoglio.

Il Gup le rimprovera di non aver sparato prima in aria.

"Sono momenti in cui non ti rendi nemmeno conto di cosa stai facendo".

s. m.