Sabato 20 Aprile 2024

"Viva le Br e l’Isis". Denunciati 5 minorenni

Siena, in una chat di 96 persone raccontavano di voler andare a combattere in Donbass e condividevano filmati di esecuzioni capitali

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di Laura Valdesi

SIENA

Ragazzini di 15 e 16 anni che parlavano di politica nella chat. E di lotta armata. Strizzando l’occhio addirittura alle Brigate rosse che hanno insanguinato l’Italia tanti anni prima della loro nascita. Alcuni erano andati oltre, guardavano ai grandi conflitti. Ipotizzando di diventare magari una sorta di baby-combattenti nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, occupata nel 2014 dagli indipendentisti filorussi. Una terra senza pace dove molti italiani si sono recati come mercenari. Qualcuno dei ragazzi conosceva persino la lingua di quella terra, soprattutto le armi e il materiale bellico usato dagli eserciti, russo in primis. Di questo si parlava nella chat ’Gruppo politica’ di cui facevano parte 96 persone, soprattutto minorenni. Cinque dei quali ora denunciati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Siena del maggiore Michele Laghi considerati responsabili, a vario titolo, e in concorso tra loro di associazione sovversiva e istigazione a delinquere.

Nessuno degli indagati è senese, non ci sono neppure toscani. Ma l’inchiesta coordinata da Antonio Sangermano, capo della procura dei minori di Firenze, è la terza costola di quella battezzata dal nome della chat ’The Shoah party’, scattata nel 2019 nella città del Palio grazie alla denuncia di una madre coraggio. "Scorsi due video pedopornografici nel telefono di mio figlio, aspettai che tornasse e andai dai carabinieri. Un dovere civico nei confronti dei minori. I cellulari possono diventare un pericolo, una pistola", le sue parole. Non avrebbe mai immaginato il pentolone che stava scoperchiando con quella denuncia.

Una sorta di scatole cinesi, l’inchiesta. Prima vennero trovati video terribili di violenze e abusi, di esaltazione dell’odio inneggianti a Hitler, Mussolini e Bin Laden. Numerosi i minori indagati: il presunto creatore della chat, un giovane piemontese, attende la fissazione dell’udienza preliminare dopo che la sua posizione è stata stralciata tempo fa, conferma l’avvocato Stefano Tizzani di Torino. Fu scavando in questi messaggi di una violenza terrificante che, nei primi mesi del 2021, i carabinieri del Nucleo investigativo scoprirono il ’Gruppo Utistici’ con perquisizioni dal Veneto alla Sicilia, dalla Lombardia alla Basilicata. Analizzando il materiale informatico dei giovanissimi, in una sorta di discesa agli inferi, è spuntato il ’gruppo politica’ su Whatsapp.

Attivo dall’agosto 2018 fino al maggio 2019, era connotato "da derive ideologiche nelle quali la violenza e l’uso della forza venivano considerate strumentali e funzionali all’affermazione del pensiero politico", spiegano gli investigatori. Nella chat c’erano posizioni anche molto distanti, accomunate però da antisemitismo, discriminazione sessuale e odio razziale. La lente dei carabinieri si è soffermata su alcuni componenti del gruppo, uno in particolare studiava il russo. Altri avevano detto più volte di voler andare a combattere nel Donbass "inneggiando – svelano ancora i carabinieri – al separatismo filo-russo e al compimento di atti di guerra in Ucraina Orientale". L’inchiesta tuttavia ha escluso che possano averlo fatto davvero. Non solo di politica parlavano i 96 su Whatsapp. Condividevano anche filmati di esecuzioni capitali, smembramenti di corpi umani fatti dai terroristi dell’Isis.