Virus sinciziale, allarme per i neonati: come difendersi e riconoscere i sintomi

Allarme nei neonati. Chi colpisce, in che modo si trasmette e perché bisogna cautelarsi

Un reparto di terapia intensiva neonatale (Foto Cusa)

Un reparto di terapia intensiva neonatale (Foto Cusa)

Roma, 9 novembre 2021 - Covid, influenza e virus sinciziali. Sono tante le preoccupazioni ricorrenti dei genitori nei riguardi dei figli piccoli. Proprio in questi mesi di pandemia stiamo riscoprendo l'insidia del virus respiratorio sinciziale (VRS), principale causa di ospedalizzazione nell’infanzia per malattie delle vie aeree. Di ieri la notizia che un'inchiesta è stata aperta sulla morte di un bimbo di 5 mesi, stroncato dal virus a Castellamare di Stabia. Chiunque, nei primi anni di vita, può contrarre questo patogeno, classificato come pneumovirus. Esordisce come un raffreddore, sfocia in bronchiolite e può aggravarsi fino alla polmonite. Quasi tutti noi entriamo in contatto con i virus sinciziali almeno una volta nella vita, senza gravi conseguenze, solo una minima percentuale sviluppa le temibili complicanze.

Sommario

Chi colpisce

Particolarmente vulnerabili sono i neonati. I contagi si intensificano tra novembre e aprile. Si stima che nell'arco dei 12 mesi, nella fascia di età sotto i 5 anni, si registrano nel mondo grosso modo 33 milioni di episodi di infezioni delle basse vie respiratorie da VRS, tre milioni di ospedalizzazioni e quasi 120 mila decessi in età pediatrica.

Perché cautelarsi

“L’infezione da VRS nei primi due anni di vita – ha scritto il professor Alberto Villani dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, past president della Società Italiana di Pediatria – può essere pericolosa per la vita stessa del bambino, e rappresenta un evento che può pregiudicare lo sviluppo sano e armonico dell'apparato respiratorio. L’epigenetica poi ha mostrato che tutto ciò che interferisce con la crescita, in età evolutiva. Da qui l’enorme valore della prevenzione.”

Come si trasmette

I virus sinciziali si trasmettono più o meno come il Covid e l'influenza, cioè possono diffondere per via aerea attraverso colpi di tosse o starnuti di una persona infetta e arrivare alle mucose (naso, occhi, bocca) del bambino. Nei VRS è documentato anche il contagio per contatto, con le mani sporche che arrivano a strofinare il naso, gli occhi o la bocca, come spesso accade nei bambini (questo virus può resistere sulla superficie degli oggetti di uso comune, dai giocattoli alle stoviglie).

I sintomi

I sintomi sono simili a quelli di altre infezioni respiratorie virali e sono rappresentati da tosse secca, naso che cola, congestione e febbre. In tempi successivi si manifestano affanno respiratorio, sibili bronchiali, apnee, pallore, debolezza e perdita di appetito.

Come difendersi

Le parole chiave sono profilassi e diagnosi differenziale. Mai come in questo periodo, dominato dalla paura del virus Sars-Cov2, ci si è resi conto dell’importanza della prevenzione e della vaccinazione. In particolare la vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid, e le altre vaccinazioni previste nel calendario della vita, permettono di restringere il campo dei sospetti, e di diagnosticare tempestivamente (andando per esclusione) infezioni da altri virus respiratori, come i sinciziali, che possono portare complicanze gravi anche a distanza di tempo, come le broncoreattività o il wheezing ricorrente (spasmi e sibili). Quindi si raccomandano massima igiene degli ambienti, e di fronte al sospetto di affezione respiratoria non esitate a rivolgervi al pediatra.

Terapie

Ad oggi abbiamo trattamenti sintomatici, e supporto respiratorio nei casi complicati ospedalizzati. Un notevole passo avanti è stato compiuto grazie agli anticorpi monoclonali che però sono indicati nei nati pretermine e con gravi fragilità. La protezione conferita da una singola dose dura circa un mese, rendendo quindi necessarie periodiche somministrazioni.

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