Covid, la politica frena sui virologi in tv. "Interviste solo se l'Asl è d’accordo"

Ordine del giorno in Parlamento: la prima firma è di un deputato ex M5s. E il governo lo ha subito accolto

Matteo Bassetti, 50 anni, durante una puntata di Domenica In

Matteo Bassetti, 50 anni, durante una puntata di Domenica In

"Interviste ai medici con il permesso? È fascismo!" insorgono alcuni volti noti tra i virologi, da Galli a Pregliasco a Bassetti. Che succede? Succede che il Parlamento impegna il governo, con un ordine del giorno, a impedire ai medici, specie ai virologi, di dare interviste in tv, o ai giornali, solo ‘previa’ autorizzazione della propria struttura sanitaria. L’ordine del giorno della discordia vede, come primo firmatario, il deputato Giorgio Trizzino. Laurea in Medicina, eletto nel 2018 con il Movimento 5 stelle, è passato al gruppo Misto nel marzo di quest’anno. L’odg al Dl Green Pass bis – che è stato anche, e prontamente, accolto dal governo – dice chiaro e tondo che i professionisti sanitari "possono fornire informazioni relative alle disposizioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria in corso, tramite qualunque mezzo di comunicazione, previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria". Come dire: virologi, infettivologi e tutti i medici della pandemia che rilasciano dichiarazioni e interviste ai media – tv, radio o carta stampata – prima di aprire bocca devono farsi dare l’autorizzazione dall’azienda per cui lavorano "per evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema sanitario Nazionale e perciò per la salute dei cittadini".

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Indicazione ardita e levata di scudi unanime. A cominciare dal contrattacco di Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive de Policlinico San Martino di Genova, uno dei medici che più si sono visti in tv sul Coronavirus: "Non si può mettere un bavaglio a medici e professori universitari che parlano di come evolve una malattia infettiva come il Covid perché, fino a prova contraria, siamo in uno stato democratico. Limitare la libertà di parlare sarebbe gravissimo, scandaloso, questo è fascismo. Sarebbe una norma che rasenta la stupidità, il ridicolo". Bassetti rincara: "Credo che abbiano paura del nostro pensiero, ci vogliono tappare la bocca perché siamo più convincenti della fuffa dei no vax".

Sull’argomento neanche Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, le manda a dire e, tanto per fare il punto sulle autorizzazioni da parte delle aziende ospedaliere su cosa dire e cosa no, ricorda che solo l’inverno scorso proprio il Sacco fece una smentita pubblica di una sua intervista in cui aveva spiegato che le corsie erano piene di pazienti con la variante Beta (quella inglese), ma "l’ospedale fu smentito dai fatti pochi giorni dopo perché i malati ricoverati avevano contratto la Beta".

"Certo – argomenta Galli – ci sono persone che dicono assolute sciocchezze, altri che dicono e poi disdicono, e ci sono anche professionisti che spiegano le cose come stanno. Ma in questo caso siamo al grottesco: impedire ai medici di esprimersi è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali o un ingegnere di argomenti tecnici".

Il virologo Fabrizio Pregliasco rilancia: "Più che quest’ordine del giorno servirebbe una Carta che contenga modalità e principi per la divulgazione di notizie scientifiche. Una Carta che valga anche per politici, giornalisti, avvocati, cosiddetti esperti, tutti coloro che intervengono sui media. Ma poi non si sa chi è che dovrebbe controllare".