Mercoledì 24 Aprile 2024

Violenza e cocaina Sequestra una escort Torna in carcere il figlio di ’lady Coumadin’

Michele Gruosso era già stato condannato per tentato omicidio. La madre cercò di uccidere il secondo marito con gli anticoagulanti

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di Sonia Ronconi

Un lungo e terrificante incubo. È quello che ha vissuto una escort romena, 30enne, sequestrata, picchiata, stuprata e costretta ad assumere cocaina e a prostituirsi in una camera d’hotel in Brianza. I carabinieri di Desio hanno arrestato per sequestro di persona il suo aguzzino, Michele Gruosso, nome già noto alle cronache, 28enne di Pescara, nel frattempo trasferitosi in Lombardia. Alle sue spalle Gruosso ha due condanne in primo e secondo grado per il tentato omicidio del patrigno pianificato insieme alla madre, Daniela Lo Russo, ribattezzata dalle cronache “Lady Coumadin”: i due avrebbero voluto uccidere l’uomo con il farmaco anticoagulante provocandogli un’emorragia interna. L’intento di madre e figlio, infatti, era quello di inscenare una morte lenta per cause naturali.

Gruosso era stato condannato a 12 anni e 8 mesi di detenzione, sia in primo grado dal Tribunale di Pescara sia in corte d’Appello all’Aquila, per il tentato omicidio del secondo marito della madre (a sua volta condannata, per lo stesso reato, a 13 anni e 8 mesi). I fatti risalgono al 2016, quando Gruosso aveva appena 22 anni. Il piano fu fortunatamente sventato dai carabinieri, insospettiti da una strana aggressione che la vittima, secondo marito di Lo Russo, aveva subìto poco tempo prima. Dalle indagini emerse che i mandanti dell’aggressione erano proprio loro due, Lady Coumadin e figlio.

Su quella vicenda l’uomo attende il giudizio definitivo della Cassazione. La madre, invece, si era tolta la vita pochi giorni prima della sentenza di secondo grado, mentre si trovava agli arresti domiciliari in Calabria. Gruosso, sempre come complice della madre, è stato inoltre coinvolto in un secondo processo, strettamente legato al primo. Lady Coumadin e figlio erano stati accusati di aver trafugato due faldoni del processo d’Appello dagli uffici del Tribunale dell’Aquila, dandoli poi alle fiamme in aperta campagna. Una vicenda per cui Gruosso ha patteggiato una pena di due anni.

In attesa che la Suprema Corte decida il suo destino, Gruosso si ritrova ora con un’altra accusa pesante. Quella di avere trasformato l’appuntamento con una escort in una scena da incubo, a base di feroce violenza e cocaina. È stata un’amica della vittima a chiamare il 112 lanciando l’allarme, poiché la “collega” da ore non rispondeva al cellulare. Lei sapeva, così ha spiegato agli uomini dell’Arma guidati dal tenente Maurizio Guadalupi, che l’amica si era appartata con un cliente occasionale in un hotel della provincia di Monza. Ma quella lunga assenza le appariva sospetta. Da quella segnalazione i militari sono risaliti all’albergo: la escort era sdraiata a terra, accanto al letto, con evidenti segni di percosse su tutto il corpo. La trentenne ha riferito di essere stata ripetutamente picchiata, privata dei cellulari, minacciata e trattenuta dall’uomo per diverse ore. All’interno della stanza dell’hotel c’erano grammi di cocaina che la vittima era stata costretta ad assumere nel corso dei rapporti sessuali. Nella camera sono stati effettivamente trovati i due cellulari spenti della vittima e un cavo per la ricarica del telefonino che l’uomo le avrebbe stretto intorno al collo per evitare che la donna, ridotta a oggetto di un crudele gioco erotico, potesse chiedere aiuto: "Se gridi, t’ammazzo". Gruosso, su disposizione della Procura, è finito in carcere a Monza.