Furlan: "Rispetto per le donne". La Cisl punta sulla scuola

Per la segretaria generale del sindacato la parità va insegnata. Lotta anche alla precarietà e al divario salariale: "Una forma di violenza"

Il Muro di bambole inaugurato da Giusy Versace contro la violenza sulle donne

Il Muro di bambole inaugurato da Giusy Versace contro la violenza sulle donne

Caro Direttore,

ha commosso tutti la vicenda di Ana Maria, appena trent’anni e in attesa di un bimbo, uccisa in Sicilia dalla follia omicida del suo amante. In Italia le donne che hanno subito atti di violenza almeno una volta nella vita sono oltre 6 milioni, la maggior parte tra le mura domestiche ed in presenza di bambini. Un dato emblematico. In numero, sommano la popolazione di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo messe insieme.

Secondo l’Istat nove donne su cento (più di un milione di persone) sono state oggetto di ricatti a sfondo sessuale nel nostro Paese. È accaduto anche quando queste donne cercavano lavoro, volevano fare carriera o semplicemente svolgevano la propria attività professionale. Tuttavia, una donna su tre rinuncia a chiedere giustizia per paura di restare sola, senza un lavoro, un sostegno. La nostra resta ancora una società maschilista. Mancano strumenti di protezione e di assistenza per un concreto reinserimento socio-lavorativo. La violenza si annida anche nelle frustrazioni di una precarietà infinita, nel divario salariale, nell’imposizione del lavoro domenicale o dei part-time alle donne in azienda.

La contrattazione può fare molto. Abbiamo siglato accordi importanti con tutte le associazioni imprenditoriali, anche a livello europeo, contro le molestie, i ricatti, le persecuzioni nei confronti delle donne. Sono accordi che vanno rispettati perché non stiamo parlando di un fenomeno marginale nella nostra società.

Ma tutto questo non basta. Si fa fatica a far passare il concetto che il lavoro è la prima forma di emancipazione per le donne. Il nostro Paese è molto in ritardo, siamo 13 punti sotto la media europea, nonostante in Italia ci siano più donne laureate rispetto agli uomini, anche nei settori scientifici. Mancano sgravi fiscali specifici per favorire le assunzioni di lavoratrici, soprattutto nel Sud. E non si fa abbastanza per il sostegno alla maternità e al lavoro di cura. Bisogna far applicare la convenzione di Istanbul con i suoi principi fondamentali sul contrasto alla violenza. Non bisogna avere tentennamenti nei confronti di chi maltratta ed umilia le donne. E dobbiamo dire basta una volta per tutte alla schiavitù di tante ragazzine stuprate e costrette a prostituirsi sotto le nostre case. Dovrebbe far parte dei processi educativi e della cultura civica di un Paese avanzato e moderno come l’Italia, spiegare che il rispetto reciproco tra uomini e donne è il fondamento di una comunità. Il principio della parità deve essere trasmesso ed inculcato fin dall’adolescenza. Questo è uno dei compiti che la scuola italiana deve assumere come una priorità. È una battaglia sindacale e culturale che la Cisl porta avanti, facendo proprio l’invito di Papa Francesco a battersi contro ogni intimidazione, per la libertà e la piena dignità di tutte le donne.