Giovedì 18 Aprile 2024

Violenza antagonista "Al fianco di Alfredo contro il 41 bis" Scontri e sassaiole a Roma e Milano

In piazza un migliaio di persone, alcuni manifestanti fermati e portati in questura dagli agenti. Poche le bandiere presenti tra i manifestanti, tra queste spicca quella del movimento No Pass

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di Giovanni Rossi

Fuochi d’artificio, fumogeni, vetri rotti, cabine telefoniche incendiate, lanci di sassi e bottiglie, gavettoni, insulti, minacce, cariche di polizia, due manifestanti feriti. Il sabato anarchico di solidarietà ad Alfredo Cospito, il 55enne insurrezionalista in sciopero della fame per protesta contro il regime di carcere duro al 41 bis, si chiude con un conto dalle molte voci, ma per fortuna senza eventi davvero gravi nella scala dell’ordine pubblico. Sono attorno al migliaio complessivamente, tra Roma e Milano, i manifestanti che scendono in piazza per appoggiare la battaglia del "compagno Alfredo", disposto anche a morire per protesta contro la reclusione con misura speciale. Ragazzi e ragazze di gruppi anarchici, dell’area antagonista, dei collettivi studenteschi, scendono in campo in un clima di partecipazione tesa e identitaria, vocata a conservare il testimone dell’agenda politica improvvisamente conquistata.

Nella capitale 800 persone sfilano dietro lo striscione "Al fianco di Alfredo, contro 41 bis ed ergastolo ostativo" gridando contemporaneamente a tutto volume "Fuori tutti dal 41 bis". Mafiosi inclusi, quindi. Poche le bandiere: colori rituali – rosso o nero –, alcune sigle estremiste più o meno note, una – più visibile – del movimento No Pass, nei mesi scorsi in prima linea contro le restrizioni alla mobilità durante l’emergenza Covid. Nel mirino dei manifestanti, lo "Stato assassino", i giornalisti, il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro e il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, protagonisti delle rivelazioni alla Camera sulle conversazioni tra Cospito e alcuni mafiosi di rango, a Sassari: parole di lotta e auspici comuni contro il 41 bis.

Tutto resta dentro l’ordinario galateo verbale, sin quando un gruppo di qualche decina di manifestanti, vestiti di nero e a volto coperto, sfila in corteo verso i quartieri popolari a est della città. I neri in movimento prima lanciano bottiglie e fumogeni contro le forze dell’ordine, poi, in piazzale Prenestino, alzano il tiro sfondando i vetri di un’auto e di una fermata del bus, e poi incendiando una cabina elettrica. La ricerca dello scontro con gli agenti in coda alla manifestazione sale ancora di intensità, quando il solito gruppo ribalta cassonetti dei rifiuti e una campana di vetro dalla quale fuoriescono centinaia di bottiglie. Subito parte il lancio contro le forze dell’ordine che, vista la situazione sempre più calda, decidono di caricare. Il risultato è di tre manifestanti fermati e portati in Questura e due invece feriti.

A Milano le contestazioni vanno in scena qualche ora prima, a inizio pomeriggio, davanti al carcere milanese di Opera. I militanti arrivano alla spicciolata da varie città del nord. Spicca la presenza di Simone Ficicchia. Il volto più noto di Ultima Generazione spiega di condividere il tema della protesta ma non il metodo violento. Anche qui bandiere rosse e nere, ma anche vessilli sindacali dei Cobas. "Il carcere uccide", ricorda uno striscione. E poi "A fianco di Alfredo, a fianco di chi lotta". I cori ritmati variano da "Libertà! Libertà! a "Carcere e Crp non ne vogliamo più, colpo su colpo li tireremo giù". Anche qui giornalisti e operatori tv diventano l’obiettivo di insulti, minacce, lanci di gavettoni e monetine.

All’improvviso un gruppo si stacca, sfila in corteo in mezzo ai campi per avvicinarsi alla struttura e far sentire il suo saluto ai carcerati. A sorpresa, partono fumogeni e sassi diretti oltre la recinzione di sicurezza più esterna. Bersaglio le forze dell’ordine di presidio con camionette e in tenuta anti sommossa. L’altoparlante prima gracchia le ragioni della protesta, poi dà spazio ai brani del rapper Niko Pandetta, pure lui nel penitenziario milanese, pure lui in sciopero della fame.