"Vince la logica del branco. Bisogna educare i giovani"

Chiara Saraceno

Chiara Saraceno

Professoressa, le molestie denunciate a capodanno, al raduno degli alpini, in treno dopo un rave. C’è un posto in cui le donne si possono sentire al sicuro?

"Non molti, ahimè – risponde Chiara Saraceno, 80 anni, la sociologa più famosa d’Italia –. Succedeva quando ero giovane io, ma ora persino di più. Neanche stare in gruppo serve...".

Lei ha mai subito molestie?

"Quando erano giovane sì, era normale. Non si poteva salire sul tram o attraversare la strada, senza che ti chiedessero il prezzo da un cantiere o in una galleria. Lo racconto col sorriso amaro, mi sento visibilmente anziana da quando hanno smesso di importunarmi".

Un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, Gessica Notaro, sfregiata con l’acido dal suo ex dice: "Io in questi luoghi affollati, come le discoteche o i concerti, non vado più".

"Le molestie vincono la libertà di chi vuole uscire. Il problema, però, è la mancanza di sicurezza. Nel caso del Garda servivano più controlli delle Fs e della polfer".

Un ingrediente che rende la situazione ancora più grave è il branco.

"Ecco il vero problema: gli uomini in gruppo e in situazione fuori controllo, dai tifosi alle feste. Mi ha colpito molto la chiamata ’alle armi’ attraverso TikTok. Sono persone che da sole forse non farebbero nulla, ma insieme si sentono i padroni e marcano il territorio".

Come avvengono questi maxi raduni convocati sulle piattaforme digitali?

"Sono evoluzioni delle sfide estreme sui social: in quei casi spesso si pratica autolesionismo, qui invece si vuole danneggiare l’altro, creare disturbo".

Come se ne esce?

"Educazione, socializzazione e comunicazione pubblica".

Qualcosa si sta muovendo?

"Certo, ora ci sono molte più denunce. Le donne sono più consapevoli che non sia giusto subire. Ma quando c’è il branco è sempre pericoloso e, ripeto, nel caso delle ragazzine la responsabilità è della sicurezza. I cittadini devono arrivare sani e salvi sui mezzi pubblici".

Diverse donne, però, minimizzano questi abusi e criticano movimenti come il MeToo.

"Le donne non hanno responsabilità nelle molestie, ma è vero che a tutte non piace denunciare. Un po’ perché c’è l’abitudine a sopportare, un po’ perché le donne vengono criticate per il vestito scollato, perché bevono, perché alla sera non devono uscire e si sentono colpevoli".

A Peschiera come in piazza Duomo a Milano e a Colonia, in Germania, gli autori degli abusi erano soprattutto giovani immigrati. Conta la cultura maschilista del mondo arabo?

"Non è colpa dei maschilisti arabi se poi alcuni alpini mettono le mani addosso alle ragazze. Succede anche tra autoctoni, magari gli immigrati vivono più esperienze di emarginazione e le riversano in forme aggressive di comportamenti".

Come possono dormire sonni tranquilli i genitori?

"Mi ha colpito che queste ragazzine abbiano chiamato i genitori e non la polizia. Non c’è l’abitudine all’emergenza, serve un’educazione per contesti simili e una rete di sicurezza".