Viggiù, modello Israele: tutti vaccinati. La promessa di nozze dell'infermiera

Nel Varesotto in sei giorni una dose a 3mila residenti. Raggiunto il 70% della popolazione e centrato l’obiettivo dell’immunità di gregge

L'infermiera Chiara Vangeli, 23 anni

L'infermiera Chiara Vangeli, 23 anni

"Sì, l’abbiamo fatto tutti e cinque in famiglia. E stiamo tutti bene", un sorriso e un sospiro di sollievo. Emanuele Cadei, col suo giubbotto di pelle, non somiglia agli anziani in fila nei centri di tutta italia. Giovane, ma più grande di tanti ventenni e trentenni che come lui qui si sono protetti contro il virus. "L’organizzazione è stata encomiabile", strizza gli occhi in un sorriso che si intuisce da dietro la mascherina. La sua è stata una delle ultime dosi a Viggù, poco più di cinquemila abitanti nell’ultimo lembo di Varesotto prima del confine svizzero, il primo paese dove tutti, dai 18 anni in su, si sono vaccinati contro il Covid. Toccherà aspettare il richiamo per cantare vittoria, ma qui sono tutti orgogliosi. E sollevati.

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Quello che è successo nel "laboratorio nazionale" non ha eguali su tutto il territorio italiano: la prima campagna vaccinale di massa su tutta la popolazione, il modello Israele trasferito sulle verdi Prealpi lombarde per mettere una barriera al ricettacolo delle varianti, che si sono insinuate insieme alla paura e dietro le finestre delle casette ordinate di un paese sparso fra ville e frazioni.

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L’ultima volta che il resto d’Italia aveva sentito parlare di questo lembo di penisola era quando, ai tempi di una Lega ancora bossiana, nel 2009 fu eletta la prima donna sindaco di colore d’Italia, Sandy Cane. Ere geologiche dopo, il primato di cui qui sono felici è però quello della protezione dal virus. Sei giorni di lavoro intensivo, partito dagli over 80, che si sono conclusi ieri, con circa 3.000 residenti che hanno ricevuto la dose, intorno al 70% del totale. Raggiunto l’obiettivo della soglia di immunità di gregge. Sospira di sollievo la poca gente per le strade del comune di confine, dove le restrizioni appena decise dalla Regione sono in realtà un allentamento della zona rossa, ormai quasi inutile. La brutta sorpresa era arrivata con le analisi dei laboratori medici: qui era stato riscontrato un cluster unico in Italia per proporzioni, con 13 soggetti affetti dalla versione scozzese del virus e cinque da una variante ancora ignota, che neppure allo Spallanzani avevano mai visto e che ora stanno cercando di analizzare.

Così dai pendii delle dolci colline divise a metà con il Canton Ticino l’allarme era suonato forte. A Milano la Regione aveva deciso di muoversi senza aspettare. "Bazooka", l’aveva chiamato Guido Bertolaso. Trasferire qui tutte le dosi disponibili e stroncare il contagio. Dentro una palestra di un paese vicino, Saltrio, le postazioni distanziate e 25 operatori per accogliere 700 persone al giorno. Dalle 8 alle 20, no stop. Tutto come un orologio.

Ma nella serietà sterile della routine medica ieri c’è stato anche lo spazio per un po’ di sentimento. Sul camice di un’infermiera, Chiara Vangeli, i colleghi hanno scritto la frase "Lorenzo vuoi sposarmi?", dedicata al fidanzato, anche lui infermiere. La sua foto è diventata virale: la promessa di nozze è un segno di speranza nell’emergenza. E intanto anche i medici di base possono cominciare a sorridere. Dario Sinapi, medico di medicina generale impegnato sia nel punto vaccinale che a domicilio, fa i complimenti ai concittadini. "La popolazione è stata veramente eccezionale". Il sindaco Emanuela Quintiglio, tutti i giorni in prima fila, guarda al futuro con fiducia. "È stato un grande sforzo – spiega – una situazione davvero particolare. Viggiù è stata sotto gli occhi di tutt’Italia: speriamo aiuti il turismo...".