Expo, Vie d’acqua sud a passo d’uomo: sotto la ferrovia si scava a mano

Le infrastrutture della Milano-Torino «rallentano» il canale del sito di Rho-Pero. Nel limbo la proposta di destinare i fondi all'emergenza Seveso di Luca Zorloni

Operai al lavoro alla ferrovia

Operai al lavoro alla ferrovia

Milano, 8 gennaio 2015 - Le Vie d'acqua sud procedono a passo d’uomo. Il canale sotterraneo che porterà l’acqua fuori dal sito di Expo, anche se non sarà completato in tempo per l’inaugurazione, dopo l’opposizione dei comitati contro il progetto e i riflettori dell’inchiesta giudiziaria ha trovato un nuovo ostacolo: il dedalo di tubi, conduttore e affini che corre nelle viscere della città. Succede a monte della Via d’acqua sud, nel tratto che esce dal parco espositivo di Rho-Pero, corre sotto la ferrovia Milano-Torino e punta dritto al Cimitero maggiore della metropoli, verso la prima valvola di sfogo del canale: il fiume Olona.

Il cantiere era partito proprio dal fianco del camposanto, nell’area di via Barzaghi. Qua, nella distesa dove le ruspe lavorano da mesi, era scesa sotto terra la talpa che avrebbe scavato il tunnel fino al raccordo con il sistema di canali di Expo oltre la massicciata della ferrovia. Quando la macchina ha iniziato a sminuzzare la roccia in fango però, ecco la «sorpresa»: sotto la ferrovia corrono metri di tubi elettrici, condotte per la manutenzione dei binari su cui sfrecciano i treni per Parigi e quelli per Lucerna e Ginevra, veri e propri corridoi in cemento dove camminano i tecnici. Risultato: la talpa non può andare avanti, tocca procedere a mano.

Maltauro, l’impresa vicentina che si è aggiudicata l’appalto da 45 milioni di euro e poi se l’è visto commissariare dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il plenipotenziario di Expo, Antonio Acerbo, ha traslocato quindi il cantiere in via Stephenson, dall’altro lato dei binari. Gli operai hanno lavorato anche durante le feste di Natale, dodici ore al giorno. Bisogna fare in fretta, perché entro la fine di aprile l’impresa deve consegnare la prima tranche dell’infrastruttura. Ma come raccontano fonti di cantiere, sotto la ferrovia Milano-Torino si procede a passo di lumaca: 2,5 metri di scavo al giorno, con squadre di operai nel tunnel che bucano manualmente la terra.

Il tutto a 30 metri di distanza da un sottopasso che già corre sotto i binari e proprio per farvi scorrere un torrente: il Nirone. Perché non usare questo, allora? Per via del fiumiciattolo che vi si immette nell’ultimo tratto, il Guisa. Famoso, anzi famigerato, per le acque inquinate. E i progettisti del canale di Expo, che l’hanno sempre descritto come un’opera utile agli agricoltori delle campagne a sud di Milano, non vogliono mescolare le acque nere a quelle pulite del bacino di rifornimento del sito di Rho-Pero, il Villoresi.

È ferma al palo anche la proposta, sostenuta dallo stesso sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e dal commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, di bloccare la Via d’acqua sud al primo sbocco utile, ovvero il fiume Olona, all’altezza di via Appennini a Milano, destinando i soldi risparmiati all’emergenza del Seveso. Tanto che proprio in prossimità dell’innesto con l’Olona Maltauro sta scavando una buca profonda 11 metri e mezzo. Sufficienti, spiegano i comitati No Canal, «per passare sotto il letto del fiume, che corre a sei metri di profondità, e sotto il tunnel della metropolitana rossa, che sta a otto metri. Insomma, stanno preparando il tutto per avviare i cantieri della seconda tranche delle Vie d’acqua». Quella che punta a sud, al deviatore Olona. Portando le ruspe là dove i No Canal non vogliono: dentro i parchi.

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