Mercoledì 24 Aprile 2024

Video di pedofilia, suicidi e decapitazioni L’orrore negli smartphone dei ragazzini

Inchiesta partita da Firenze e sfociata in perquisizioni in tutta Italia. Chat scoperte da una madre di Viareggio sul telefonino del figlio . Immagini di mutilazioni, violenze, abusi sessuali dal Dark Web: venti adoscenti indagati. E spunta l’ombra di una rete di adulti-orchi.

di Stefano Brogioni

Si abbassa fino a 13 anni l’età degli utenti e si alza il livello dell’orrore. Si chiama "gore" – "incornare", in inglese – l’ultima categoria del pattume che circola nei canali dell’applicazione Telegram, sistema di messaggistica che consente di inzuppare nell’internet più nascosto. Suicidi, incidenti mortali, scene reali anche se splatter che viaggiano negli smartphone di giovani e giovanissimi con la rapidità di un "inoltra". Insieme a questi filmati, reperibili nel cosiddetto dark web, usati anche come fonte di eccitazione sessuale, anche foto e video di sesso con o fra giovanissimi e abusi cruenti.

L’hanno battezzata "Dangerous Images" l’ultima, sconvolgente indagine condotta dalla procura dei minori di Firenze. Gli agenti della squadra Contrasto alla pedopornografia on line della polizia postale toscana hanno perquisito e indagato venti ragazzi, alcuni anche non imputabili perché non ancora 14enni. Erano tutti presenti nei segretissimi gruppi Telegram finiti nel mirino dell’inchiesta.

Inchiesta che è iniziata lo scorso dicembre, quando una madre di Viareggio ha consegnato agli investigatori della polizia postale lo smartphone di suo figlio di 15 anni, studente di un istituto superiore. Si era accorta che possedeva e scambiava filmati raccapriccianti, dal sesso adolescente all’horror spinto. Gli inquirenti, analizzando a fondo l’apparecchio, hanno scoperto un archivio di file dei generi proibiti e una rete di chat e gruppi in cui il 15enne era l’amministratore. Collegato a lui un giro di giovanissimi cultori – non si sa quanto consapevoli – di scene di violenze, crudeltà e mutilazioni, anche sotto forma di "stickers", adesivi digitali che si creano con un’applicazione.

È stato scoperto anche che la cittadina in provincia di Lucca aveva fatto da embrione a questi gruppi che hanno raccolto poi adepti in tutta Italia. Le perquisizioni della polizia, infatti, eseguite con l’ausilio del Centro Nazionale Contrasto alla Pedopornografia Online, sono state eseguite nei confronti di minori nelle città di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza. Uno di loro è stato raggiunto anche a Rimini, dove era in vacanza con la famiglia. Diciassette anni l’indagato più anziano, almeno sette i 13enni nei gruppi. Ma gli accertamenti non si fermano qui: nei canali in cui venivano scambiati i file pedopornografici e ’gore’ c’erano soltanto ragazzini? No, c’erano anche adulti. E questa è la fase 2 dell’inchiesta, a cui si aggiunge quindi un filone non di competenza dell’ufficio guidato dal procuratore capo Antonio Sangermano.

Ma il lavoro della polizia postale ha anche un risvolto sociale. Ai genitori che notano qualcosa di insolito nei telefoni dei figli, viene consigliato di non perdere tempo e rivolgersi alle autorità preposte, pure il commissariato online. E anche chi si sente tranquillo, vigili. "I genitori devono stare molto vicino ai ragazzi, senza arretrare davanti alla maggiore competenza in materia dei giovani", consiglia la dirigente della polposta toscana Annalisa Lillini. "Una sorveglianza discreta, far capire cosa è lecito e cosa no. Nella maggioranza dei casi, i ragazzi non hanno consapevolezza di ciò che fanno. A 13 anni non si sa il valore etico e sociale di queste immagini".