Vialli, ultimo simbolo di un'Italia ottimista che non c'è più

Per questo il suo congedo ci colpisce come un lutto di famiglia

Londra, 6 gennaio 2023 - Gianluca Vialli è stato uno degli ultimi simboli di una Italia ottimista che purtroppo non c’è più. Anche per questo il suo congedo, preceduto da una pubblica dolorosa agonia, ci colpisce come un lutto di famiglia. Per chi c’era, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, Vialli è stato il testimonial di una epoca che ancora regalava sogni. Nello sport e non solo. Un’Italia a colori, ecco. Anche grazie a Vialli. Lui, asso del pallone, campione d’Italia con la Sampdoria, insieme al gemello Mancini, dopo aver rifiutato i miliardi in lire del Milan targato Berlusconi. Lui, Vialli, profeta intelligente di una spensieratezza collettiva destinata a non durare. Ed è certamente vero che poi portò il suo talento e i suoi gol, ad un certo punto della carriera, al servizio della Juve degli Agnelli, cui regalò l’ultima Coppa dei Campioni bianconera. Ma Luca, come il Mancio, è rimasto blucerchiato nella memoria popolare. Non per caso.

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L'arte dello scherzo e dell'ironia firmata Gianluca Vialli (di Paolo Franci)

Gianluca Vialli (Ansa)
Gianluca Vialli (Ansa)

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Eh, Vialli! L’ho conosciuto nella sua seconda vita, a Sky. Era mite nei modi e però solido, roccioso nei contenuti. Aveva opinioni che sapeva difendere, si trattasse di calcio o altro. Ed era impossibile restare indifferenti alle sue argomentazioni. Non ce l’ha fatta a dribblare la malattia, lui che era un giocoliere con la palla tra i piedi. Non ce l’ha fatta ma è stato grande una volta ancora: non si è nascosto, se sei Vialli non ti nascondi mai. E credo non ci sia italiano che non abbia avvertito un groppo alla gola, quando quella notte a Wembley, anno del Signore 2021, la Nazionale del ct Mancini si laureò campione d’Europa. Luca, già segnato dal tumore, era lì, a bordo campo. L’abbraccio che si scambiò con l’amico fraterno fu qualcosa di meravigliosamente unico. Era un grazie reciproco ma era anche la premessa di un addio che tutti avremmo voluto spostare più in là, più in là, più in là… Vialli ci ha fatto sognare, in vita. In morte, è giusto testimoniargli un affetto che, per chi c’era, viene dalla memoria felice di un ottimismo perduto.

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