Giovedì 25 Aprile 2024

Viaggio al centro del seggio Tutti in fila con leggerezza

A Milano, in un quartiere alla moda, tra giovani non tatuati e signore di mezza età

di Giuseppe

Catozzella

Il seggio, via Pepe, Milano, quartiere un tempo popolare ora alla moda. I giochi stanno per cambiare, ma ne siamo noi gli artefici quindi c’è l’energia delle cerimonie: ci serviamo, sorridiamo, partecipiamo, poi andiamo. Due ragazzi di diciott’anni, capelli alle spalle e pantaloni e felpe larghe e nere, scarpe da skate, chiedono al vigile di piantone come fare per recuperare la scheda elettorale (l’hanno persa). Lui è solo (il carabiniere è al cellulare). Mi avvicino, chiedo se hanno voglia di dirmi per chi voteranno. Mi rispondono in coro "Aboubakar". "Perché?". "È l’unico che dice cose sensate. Gli altri vivono sui social".

Salgo, il mio è il seggio 1192. Meno male che non è il 547, lì c’è un’unica coda lunghissima dove non c’è nervosismo, tutti sono pronti a un sorriso. È come essere in fila dal medico, ma senza veri rischi. Che sia l’ecatombe, quella che ci aspetta, o la salvezza, la ricomporremo con le nostre (tante e pacate) parole. Entro, voto. Poi vago tra gli altri seggi, torno in cortile, mi siedo in disparte e lo guardo, l’elettorato.

Giovani pochi, ma non pochissimi, sempre in coppia mai da soli. Tatuaggi quasi niente, scarpe da tennis molte (soprattutto bianche, d’altronde è domenica), paltò alcuni (leggeri, colori scuri), felpe e borsette a tracolla (le ragazze dell’università), caschi pochissimi (del resto è gente del quartiere), signore di mezza età ben acconciate che appena uscite accendono sigarette (sono le uniche a fumare). Mi avvicino a due di queste, chiedo cosa pensino del futuro dell’Italia. Mi guardano con sospetto poi: "Noi siamo meloniane, lei è l’unica che non ha mai governato, male non ne ha fatto. Confidiamo in questo".

Arrivano tre giovanissimi con borse da piscina, una famiglia con sacchetti delle spesa Esselunga (loro sono elettori del Pd, mi dico. Mi avvicino, e così è. "Abbiamo adottato loro due": indicano le bambine "sono peruviane. Vogliamo che siano italiane"). I cagnolini al seguito non sono pochi, tutti o quasi di taglia piccola o piccolissima (nessuno in braccio), coppie di mezza età vestite per la domenica (lei scarpe laccate con tacchi alti, lui completo gessato: "Eravamo per Berlusconi, poi per Salvini, adesso votiamo Meloni, per la sua coerenza"). Seguono figli distinti (professionisti) e calvi che accompagnano al braccio il genitore zoppicante, molto anziano e vedovo (i movimenti leggeri sono di chi va a trovare qualcuno in ospedale); coppie di bambini lasciati da mamme single e fricchettone con pallone di cuoio rosso che rimbomba nel cortile.

Sfilano belle signore sui sessanta con occhiali rossi calcati in testa, una bambina down con nonno alto (che portamento nobile e austero, entrambi); cinquantenni con felpe con cappuccio verde di marche da ventenni ("Io sono con Salvini, non si vede?", dice correndo via); ultrasessantenni soli con cappellino da baseball, zaino, piumino smanicato e bulldog francese (non in braccio); ultracinquantenni ex anarchici con lo stesso taglio da trent’anni, coda folta e adesso bianca. Mamme con coppie di figlie di sette-otto anni con skate. Tutti sono lievi, si direbbero felici. Del resto chi non lo è dopo aver compiuto un lavoro.