Viaggio a Civitanova Violenza e immigrazione, due omicidi in 10 giorni "Ora abbiamo paura"

La ribalta per il caso Alika, ambulante inerme massacrato da un italiano. Lunedì un tunisino ucciso in centro da un connazionale per droga . La città di mare vive l’estate più difficile. Il sindaco: "Pugno di ferro"

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di Chiara Gabrielli

(Macerata)

Civitanova, 40mila abitanti o poco più. Una popolazione che d’estate si moltiplica in questa cittadina di provincia bagnata dall’Adriatico e stretta tra i due lungomare, a Nord e a Sud. Un antico borgo marinaro che si trasforma in città turistica, piena di gente, di vita, di giovani e famiglie, meta prediletta di tanti umbri, laziali, stranieri. Città che però, nel giro di appena dieci giorni, si è risvegliata capitale della criminalità: un secondo omicidio si è infatti consumato in centro e in mezzo alla strada, alle 21.30 di lunedì. Il primo, il 29 luglio, era stato commesso sul corso principale di giorno, quando Alika Ogorchukwu, nigeriano, venditore ambulante e padre di famiglia, era stato preso a colpi di stampella e poi finito a mani nude da Filippo Ferlazzo, 32 anni, salernitano, con disturbi mentali e una storia di tossicodipendenza alle spalle. Lunedì è invece toccato a Rachid Amri, tunisino, ammazzato con una coltellata dal cugino, Haithem Saidi, che ieri è stato fermato: si sarebbe trattato di un regolamento di conti per questioni legate alla droga.

All’indomani dei due fatti di sangue i turisti attraversano la strada, puntano alla spiaggia, come se niente fosse. In sottofondo, la musica dagli chalet, mentre la gente beve qualcosa ai tavoli. Qualcuno si ferma a commentare prima di stendersi sotto l’ombrellone: "Deve esserci un problema di mancata integrazione, di disagio sociale – dicono –, purtroppo comune a tutte le zone d’Italia. Certo, due omicidi in dieci giorni segnano forse un record, ma Civitanova ci sembra una città tranquilla. Nonostante le brutte notizie, siamo venuti qui comunque". I civitanovesi sono stanchi di tanta violenza: scuotono la testa, i volti provati, non ne possono più del clamore, delle telecamere. Chi abita in zona racconta che l’altra sera ha preferito chiudersi in casa, per non vedere: "Così non si vive più". Puntano il dito contro l’amministrazione: "Lo spaccio è stato sottovalutato".

"Due omicidi in dieci giorni uccidono l’immagine della città – dice Mauro Mondadori dello chalet Figaro, a due passi dal luogo di questa ennesima tragedia –. C’è gente da Roma, Milano, Torino che mi sta chiedendo cosa mai sta succedendo qui da noi. Servono più forze dell’ordine in strada, far vedere le divise che possono fare da deterrente e interventi mirati nelle zone più pericolose. C’è un problema, a monte, di mancata integrazione degli stranieri".

È una città che si sveglia stordita ancora una volta, attonita alla notizia di un terribile fatto di sangue avvenuto, di nuovo, sotto gli occhi dei passanti: c’è chi chiede più sicurezza, chi di andare a intervenire in zone notoriamente pericolose. Molti non riescono a crederci: "Un altro omicidio? Ma dai", pensano a uno scherzo di cattivo gusto. "Ma Civitanova non è questo – tiene a precisare il sindaco Fabrizio Ciarapica, appena rientrato dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura a Macerata –. Sono due fatti, gravissimi, scollegati l’uno dall’altro. Con questo non voglio minimizzare, anzi. Useremo il pugno di ferro, saremo durissimi con gli spacciatori. Il nostro compito è ripristinare quella sensazione di sicurezza ed è per questo che abbiamo chiesto e ottenuto risorse straordinarie: unità dell’anticrimine di Perugia che sono già arrivate e resteranno in città fino alla fine dell’estate". Non solo: "Le telecamere, che abbiamo potenziato, si sono rivelate decisive per individuare le persone coinvolte e abbiamo in mente un piano strategico di potenziamento delle luci con sensori che si attivano al passaggio delle persone. Comunque, a breve incontrerò i gestori dei locali".

Gabriele Micarelli, altro operatore balneare, riporta però che "fatti di violenza qui sono quasi all’ordine del giorno, lo spaccio è alla luce del sole. Se non si interviene subito, l’immagine della città sarà rovinata". "Ci vogliono più forze dell’ordine in strada, soprattutto la sera – dice Lorenzo, che in questo periodo è a Civitanova con la famiglia –. Sabato sera, mentre un pakistano veniva picchiato, ero a spasso con i bambini: è stata una scena terribile, che ci saremmo risparmiati volentieri. Magari chi sta già in vacanza qui ci resta, ma non è una bella cartolina per la città. La sera poi è un continuo di ragazzi fuori controllo per l’alcol". Brunella Baldi, residente di fronte al posto in cui è stato ucciso Amri, quando ha visto i lampeggianti lunedì ha chiuso le finestre. Non voleva più vedere: "Non mi sono nemmeno affacciata – racconta –. Vivo a Civitanova da 30 anni e il giro di droga è stato sottovalutato, ma è chiaro che non si può continuare così".