Via le mascherine a scuola e in ufficio? "Togliamole se siamo tutti vaccinati"

L’ipotesi fa litigare il ministro Bianchi e i sottosegretari. Dubbi di presidi e genitori. Ma i virologi aprono

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di Alessandro Belardetti

L’apertura dei ministri dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e della Salute, Roberto Speranza, sulle lezioni senza mascherina nelle classi in cui tutti siano vaccinati, rivela scenari di una nuova normalità diffusa: dal lavoro ai ristoranti, fino agli eventi pubblici. Ma l’ipotesi spacca l’Italia, divide i virologi, scatena la preoccupazione di presidi e famiglie e apre lo scontro nel dicastero della Scuola. La sottosegretaria Barbara Floridia (M5S) sconfessa Bianchi: "Il ministro non ha detto che si farà, è un auspicio. L’attuazione si può fare solo dopo l’emanazione di linee guida che devono ancora scriversi. E io auspico che si faccia discutendo con le autorità sanitarie e il Garante della privacy". Anche l’altro sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso (leghista), attacca Bianchi e parla di rischio bullismo.

Ma dal ministero fanno notare che la possibilità di abbassare il dispositivo è prevista dal decreto del 6 agosto – ed è effettivamente così, all’articolo 1 comma 3 –, e "insieme al ministero della Salute, tenuto conto anche degli aspetti legati alla privacy, si sta ora lavorando per l’attuazione di questa novità che non vuole creare discriminazioni, quanto piuttosto consentire un progressivo ritorno alla normalità nelle aule in corrispondenza dell’avanzamento del piano vaccinale". "I ragazzi per sei ore con la mascherina non li tieni: è inutile fare discorsi demagogici – analizza Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e primario all’Ospedale Sacco –. Ha senso che i giovani vaccinati possano stare senza mascherina, tanto se ce l’hanno in classe poi non la usano in altri luoghi. Sicuramente la proposta del ministro è un incentivo alla vaccinazione, che rende più libere le persone, così penso che anche negli ambienti lavorativi si possa ragionare in questo senso. Nelle situazione in cui ci sono persone vaccinate bisogna fare vivere le persone". Anche il virologo Matteo Bassetti sottoscrive questo orizzonte: "La scuola rappresenta un primo microcosmo, è un buon esperimento. E, quando saremo tutti vaccinati, si potrà imparare la convivenza con il virus levando le mascherine in altri ambienti: dai ristoranti, ai cinema, ai luoghi di lavoro. Se tutti sono immunizzati, nessuno avrà una malattia grave".

Non è della stessa opinione l’infettivologo Carlo La Vecchia. "È vero che nella scorsa primavera l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ndr) aveva acconsentito allo stop dell’obbligo della mascherina per chi era vaccinato – spiega il prof milanese 66enne –, ma ora abbiamo il problema della variante Delta che è molto più contagiosa, anche per chi è immunizzato. Io sarei più cauto, mi preoccupa la situazione di Israele e Gran Bretagna: vediamo come passiamo l’inverno poi valutiamo se allargare l’ipotesi di stop alle mascherine anche in altri luoghi, come quello lavorativo". "Nelle classi ci sarà sempre qualcuno di non vaccinato. E questo creerà una situazione di disagio, con il rischio di emarginazione da parte dei ragazzi che vorrebbero levare la mascherina", è l’allarme lanciato dal presidente Anp (Associazione nazionale presidi), Antonello Giannelli. "Si pensi se in una classe di 25 studenti c’è solo uno senza vaccino – sottolinea –, come si sentirà questo ragazzo?". E prosegue: "È condivisibile l’intento del ministro di tornare alla normalità. Tutti desideriamo stare senza mascherine e auspichiamo che questo sia possibile presto. Ma nel concreto è chiaro che questa situazione pone problemi: serva una super app con i vari semafori e la condivisione di databse sanitari".

Tuona contro la svolta del dicastero dell’Istruzione il Moige, movimento dei genitori, attraverso il direttore generale Antonio Affinita: "Suscitano preoccupazione e allarme le dichiarazioni del ministro. I nostri ragazzi non sono untori e non si classificano. Già provati dalle chiusure delle scuole e del relativo isolamento, di tutto hanno bisogno meno che di essere violati nella privacy e discriminati per le loro scelte sanitarie ed esistenziali. Da anni le scuole ospitano, con successo, nella stessa classe ragazzi con patologie come Aids, epatite... tutelandoli nel rispetto della privacy. Questo cambio di direzione, per una patologia che marginalmente coinvolge i minori, è preoccupante".