Giovedì 18 Aprile 2024

Via dal campo contro i razzisti Che sbaglio

Paolo

Chirichigno

Gesto nobile, quello dei giocatori della Polisportiva Tribano (Seconda categoria veneta) che durante la partita in trasferta con l’Atletico Granze hanno abbandonato il campo perché un (sedicente) tifoso della squadra di casa ha fatto il verso della scimmia a Diedhou Moussa, ragazzo di colore. Oltre al danno, la beffa: il giudice sportivo – seguendo il regolamento – ha imposto il ko a tavolino e la squalifica di una settimana al dirigente accompagnatore del Tribano. Per il Granze una partita a porte chiuse (pena sospesa per un anno) e una multa di 50 euro. Inutile scandalizzarsi, il regolamento federale parla chiaro. Una squadra non può abbandonare il campo di sua volontà senza coinvolgere l’arbitro (l’unico a poter adottare una direttiva simile). Ripetiamo, il gesto e il motivo sono nobili, la solidarietà verso un compagno di squadra. Ma è il metodo che è sbagliato, o quantomeno non allineato al regolamento federale.

Fanno sorridere anche le sanzioni: la partita a porte chiuse appare una carezza in un campionato di Seconda categoria (con tutto il rispetto per il Granze), così come la multa di 50 euro.

Il nostro pensiero va a Moussa, sbarcato in Italia nel 2017 a Lampedusa. Meritava, come ragazzo e calciatore, una tifoseria ben diversa. A Padova come nel resto d’Italia, sia chiaro. Perché qui non si tratta di un episodio isolato, ma di una lunghissima trafila di sbocchi di odio razziale.

Quando ripensiamo alla multa da 50 euro, poi, si cade nel ridicolo. Sta di fatto che anche un campo di calcio ha le sue regole, e nessuna squadra può arrogarsi il diritto di abbandonare la partita senza pagarne le conseguenze. Per il resto, fossimo stati un giocatore del Tribano, ci saremmo comportati allo stesso modo.