Mercoledì 24 Aprile 2024

Via anche la statua di Roosevelt: era razzista

New York, la scelta del Museo di storia naturale. Ma il presidente Usa ebbe il Nobel per la pace. La Johnson ritira dai negozi le creme sbiancanti

Migration

di Alberto Pieri

Il Museo di storia naturale di New York rimuoverà il monumento all’ex presidente Theodore Roosevelt, Nobel per la pace nel 1906, dall’ingresso principale su Central Park. La statua equestre, che raffigura Roosevelt a cavallo fiancheggiato da un nero e un nativo americano, è stata messa all’indice sulla scia di altri episodi negli Stati Uniti in cui, dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte della polizia, monumenti di generali confederati e altre figure storiche legate alla schiavitù e alla colonizzazione sono stati abbattuti o rimossi a forza. Dopo le proteste contro la statua del condottiero sudista Robert Lee a Richmond, in Virginia, a San Francisco la statua del suo rivale nella Guerra Civile, Ulysses Grant, è stata abbattuta venerdì nel parco del Golden Gate. Pur avendo guidato le truppe del Nord, l’ex presidente era stato proprietario di uno schiavo. La vicenda delle statue ‘razziste’ ha aperto un dibattito tra i musei americani su cosa farne una volta rimosse.

Sempre sull’onda delle proteste scatenate dalla morte a Minneapolis dell’afroamericano George Floyd il colosso statunitense Johnson & Johnson ha annunciato che non venderà più i prodotti sbiancanti per la pelle. L’azienda smetterà di commercializzare le linee di Neutrogena e Clean & Clear molto popolari in Asia e Medio Oriente per ridurre le macchie scure. "Le reazioni delle ultime settimane hanno evidenziato che alcuni nomi dei nostri prodotti contro le macchie scure suggeriscono che il bianco sia migliore del colore naturale della pelle – ha spiegato la società – . Ma non è mai stata nostra intenzione".

E la tempesta Floyd si abbatte anche sul mondo dei videogame: le auto della polizia,dopo l’ultimo aggiornamento della Epic Game, sono state rimosse dagli scenari del videogioco Fortnite. Secondo il Wall Street Journal, la società avrebbe deciso di rispondere così all’ondata di proteste dopo l’omicidio dell’afroamericano a Minneapolis. Un modo per mostrarsi sensibile ai temi che stanno caratterizzando il dibattito pubblico statunitense, senza però far passare la propria come una scelta a favore del movimento ‘Black lives matter’. "Non è una scelta politica – ha commentato una fonte della società – piuttosto vogliamo manifestare la nostra sensibilità a un tema che sappiamo interessare a buona parte del nostro pubblico".