Martedì 23 Aprile 2024

Vescovi e boss, così Pechino ci spia. "Siamo di nuovo in guerra fredda"

Il sinologo Sisci: notizia fatta filtrare dai nostri alleati, l’Italia è stata ingenua nei rapporti con la Cina. Schedati in 4.500, compresi politici e industriali. "Stiamo mettendo a rischio le relazioni con gli Stati amici"

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Roma, 15 settembre 2020 - Una società privata cinese raccoglie informazioni dettagliate su politici, imprenditori e criminali di tutto il mondo. Montagne di dati: nella sezione italiana, compaiono 4.544 nomi che vanno da Renzi a Berlusconi passando per industriali come Ferrero e Merloni fino ad arrivare a vescovi e prelati.

Ma qual è il valore politico di questa operazione? Lo abbiamo chiesto all’esperto di Cina Francesco Sisci, che vive e lavora da tre decenni a Pechino. "È un fatto assolutamente rilevante di cui noi conosciamo forse la punta dell’iceberg. Ciò che però dovrebbe soprattutto far suonare un campanello d’allarme tra i politici italiani è il fatto che a fare filtrare la notizia – da ciò che si legge dai report – sono stati i Paesi dei Five eyes (l’alleanza di intelligence che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti), e cioè i nostri alleati storici. È evidente che si sta accumulando un sospetto verso i rapporti con Pechino che sta coltivando l’Italia".

Una vicenda da inserire nel braccio di ferro tra Usa, Europa e Cina?

"Credo proprio di sì. C’è una tempesta in corso, l’Italia si trova in mezzo a questo cataclisma senza nemmeno saperlo. È pericolosissimo".

Sì, però dei 250mila profili analizzabili in queste ore, 50mila sono americani, 35 mila australiani, 10mila indiani, altri inglesi e cosi via. Perché sarebbe un segnale per l’Italia?

"È la seconda rivelazione di questo tipo nel giro di poco tempo. L’altra riguardava la notizia di un hackeraggio da parte cinese sul Vaticano. Non ricordo rivelazioni di questa portata per altri Paesi europei. Purtroppo in Italia sono tanti che non si sono accorti che è in atto una seconda guerra fredda tra la Cina e gli stati dell’Alleanza atlantica".

Cosa rischia l’Italia?

"Le guerre fredde non sono passeggiate di salute. L’Italia durante la prima guerra fredda era un terreno di battaglia: c’era il terrorismo rosso e nero. Questa sarà meno pericolosa di quella? È davvero da ingenui pensare si possano avere relazioni facili con Pechino senza mettere a rischio se stessi e la rete di alleanze e rapporti internazionali a cui si appartiene".

Tutta colpa del Memorandum d’intesa tra Italia e Cina?

"È stato fatto un anno e mezzo fa: se fosse finita lì, forse pace. Evidentemente da questa rivelazione pare non sia finita lì".

Insomma: Conte, Di Maio & co. stanno sbagliando direzione in politica estera.

"Direi che in generale sia a destra e sinistra negli ultimi anni sono stati ingenui. Hanno trattato la politica estera come fosse un’estensione facile di quella interna. Della serie: sono di destra, dunque chi è di destra è amico mio e chi è di sinistra è mio nemico, viceversa a sinistra. In realtà la politica estera è molto più complicata".

Intanto nel Pd più d’uno chiede al Copasir di far luce sulle schedature. Ma non è un’attività usuale parte dei servizi di intelligence di tutti i Paesi?

"Un’archiviatura la fanno tutte le ambasciate. Il nodo è capire quanto è vasto e approfondito questo database rispetto agli altri. E che scopi avesse la schedatura fatta evidentemente per conto del governo cinese: serve per invitare la gente alla festa del primo ottobre o altro? Allo stato non lo sappiamo".

Può darsi che si risolva tutto in una bolla di sapone?

"Chissà, forse sì. Però la domanda a cui dovrebbe rispondere il governo è perché ha questa attenzione verso la Cina e perché ha scelto questo momento delicato per intensificare i rapporti in maniera probabilmente poco avveduta. Ritengo che ci sia stata molta leggerezza da parte dei nostri governanti in una situazione internazionale complessa. Del resto, come si gestiscono certi rapporti non è roba che si impara in due minuti. Ma hanno voluto la bicicletta, ora gli tocca pedalare".