
Due canali, uno egiziano e uno qatariota, attivi. E un terzo canale, coltivato dagli americani (che hanno mandato a Beirut l’uomo d’affari ed ex diplomatico e consigliere di Biden, Amos Hochstein) libanese. Tutti per ottenere – come Biden ha ripetutamente chiesto a Nethanyahu – la liberazione degli ostaggi in cambio di concessioni.
In questo senso si muovono in molti. Secondo la tv Al Qahera news – emanazione dello stato egiziano – "l’Egitto è vicino al raggiungento di una tregua umanitaria per lo scambio tra prigionieri e detenuti e sta intensificando i contatti per questo". Fonti israeliane però ritengono improbabile che in questa fase Tel Aviv posso liberare palestinesi. Da parte sua l’agenzia di stampa francese Afp ha sostenuto che "il Qatar sta mediando nei negoziati tra Israele ed Hamas per una eventuale liberazione di 10-15 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco di uno o due giorni". E questa sembrerebbe una pista più seria, ed è stata infatti sostanzialmente confermata da una fonte di Hamas.
"I colloqui – ha detto – ruotano intorno al rilascio di 12 ostaggi, la metà dei quali americani, in cambio di una pausa umanitaria di tre giorni, per consentire ad Hamas di rilasciare gli ostaggi e per consentire all’Egitto un periodo di tempo prolungato per fornire aiuti umanitari". "Continuiamo a dare priorità alla questione dei prigionieri – ha detto ad Al Aqsa tv Il portavoce delle Brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, Abu Obeida – e sottolineiamo che l’unico modo per liberarli è attraverso uno scambio completo o graduale dei prigionieri". Per ottenere la liberazione di ostaggi si è mosso anche il primo ministro olandese Mark Rutte, che dopo essere stato a Doha, in Qatar, è tornato nuovamente a Tel Aviv per incontrarsi con Nethanyahu: a quanto pare sarebbe stato latore di una proposta qatariota.
Intravista una opportunità, i palestinesi hanno alzato la posta, pare facendo irritare non poco i mediatori del Cairo e di Doha. "Tutti i nostri prigionieri – ha dichiarato il vice capo dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al-Arouri, in un discorso in tv riportato da Al Jazeera – devono essere rilasciati dalle carceri israeliane e scambiati con i prigionieri ebrei detenuti nella Striscia di Gaza. Serve un accordo complessivo. Prendete tutti quelli che abbiamo e dateci tutti i prigionieri che avete". Quindi, rivolgendosi a Israele, ha detto: "È meglio che prendiate i vostri ostaggi vivi. Fatevi avanti e accettate subito un accordo di scambio". Se c’era un modo per farsi rispondere no, era quello.
A sera il premier Benyamin Nethanyahu ha gelato le speranze, ribadendo quanto aveva detto martedì. "Senza la liberazione degli ostaggi – ha ripetuto – non ci sarà nessun cessate il fuoco. Voglio mettere da parte tutte le voci inutili che sentiamo da tutte le direzioni e ripetere una cosa chiara: non ci sarà cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi". Porte chiuse quindi, anche se, come ha detto ieri il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, "siamo contrari al cessate il fuoco ma ci saranno delle pause umanitarie per consentire ai palestinesi di lasciare Gaza Nord". Israele continua a premere – 14 mila obiettivi colpiti dal 7 ottobre, 130 tunnel distrutti – con le sue perdite militari per l’intervento di terra che si alzano di 3 unità fino a quota 33, mentre il ministero della sanità di Hamas denuncia che nella Striscia si contano 10.569 morti e 16.457 civili. E l’Onu lancia l’allarme per i bimbi uccisi, "in un numero di gran lunga superiore a quello annuale di qualsiasi guerra".