Giovedì 25 Aprile 2024

Verona, liberata la pakistana costretta ad abortire. "Legata per otto ore"

Ieri l'ultimo messaggio al fidanzato. Sulla vicenda interviene la Farnesina: "Episodio gravissimo"

Violenza sulle donne (IStock)

Violenza sulle donne (IStock)

Verona, 18 maggio 2018 - E' stata liberata Farah la ragazza pakistana di 19 anni  residente a Verona, che la famiglia avrebbe portato con l'inganno in Pakistan e costretto ad abortire. Secondo fonti bene informate, si troverebbe insieme con le forze di polizia pakistane. La notizia ha trovato conferma a Verona in ambienti vicini alle indagini. 

Farah era riuscita a inviare ieri pomeriggio l'ultimo messaggio al fidanzato, anche lui di origine pakistane ma adottato da una famiglia veronese e cittadino italiano. La ragazza ha inviato un audio anche a una compagna di classe, dove racconta di essersi fidata dei genitori e di essere stata tenuta legata per otto ore prima di abortire.

Sulla vicenda, che non può non far pensare alla tragica fine di Sana Cheema - la 25enne di Brescia, uccisa in Pakistan dal padre e dal fratello per aver rifiutato un matrimonio combinato - è intervenuta la Farnesina. Un episodio che, se sarà accertato, sarebbe gravissimo. “L'Italia - scrive il ministero degli esteri - difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne”. “Un caso gravissimo e inaccettabile” per Luca Zaia, presidente del Veneto, che aggiunge: “Respingiamo ogni forma di cultura e di intolleranza, e ribadiamo con forza il rispetto dei diritti umani e i diritti fondamentali alla base della parità di uomini e donne. Chi porta avanti tradizioni opposte, qui non troverà spazio”.

LA STORIA - Farah ha una storia difficile alle spalle. La famiglia vive a Verona dal 2008; il padre, proprietario di un negozio in città, era già stato denunciato per maltrattamenti e a settembre la ragazza si era rivolta ai servizi sociali del Comune, che per qualche tempo l'avevano ospitata in una struttura protetta nell'ambito del 'Progetto Petra' contro le violenze di genere. Il 9 gennaio scorso, però, Farah aveva lasciato la casa dicendo di essersi riconciliata con i parenti. Poco dopo la partenza per il Pakistan, giustificata dal matrimonio del fratello. Da quel viaggio però, la 19enne non è più tornata.