Morricone, Verdone e quell'incontro 'Un sacco bello'

"Gli ho fatto la voce di Leo e l’ho convinto". L’attore romano e la colonna sonora del suo film firmata dal maestro: fu Sergio Leone a portarmi a casa di Morricone

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"Stavo preparando il primo film, ‘Un sacco bello’. Avevo appena finito di scriverlo. Sergio Leone, che lo produceva, mi disse: 'A Ca’, oggi vieni con me'. Non sapevo dove mi stesse portando. Suonammo a casa di Ennio Morricone". Raggiungiamo Carlo Verdone al telefono. È amareggiato dalla scomparsa di Ennio Morricone. "Se ne vanno tutti", dice con un’amarezza che fai fatica ad associare a un regista e attore che ti ha regalato tanti sorrisi. Sul suo profilo Facebook ha postato una foto che li ritrae insieme. È di pochi mesi fa. Ennio posa una mano sulla spalla di Carlo. Le mani di entrambi su un tavolo. Mani da artigiani.

Carlo, come andò quella prima volta a casa di Morricone?

"Ero intimorito: avevo tutti i dischi delle sue colonne sonore, per me era un mito. E sapevo che era una persona intransigente: avrebbe composto musiche solo per un film che gli piaceva".

Come lo introdusse nel suo mondo?

"Gli feci leggere il copione, ma non mi sembrò convinto. Gli misi in scena i personaggi: praticamente gli recitai il film, a casa sua. E si convinse che c’era della poesia, soprattutto nei personaggi dell’ingenuo e goffo Leo, quello che incontra Marisol, e del bullo che sogna il viaggio in Polonia".

Vi incontraste, vide nascere la colonna sonora?

"Ennio mi disse che aveva immaginato una Roma deserta, e che da lì aveva sviluppato i temi musicali. Me la suonò una volta, al pianoforte: l’emozione fu grande, ma forse non avevo capito ancora quella musica. Poi, a film finito, mi invitò ad ascoltare la registrazione con gli archi e l’orchestra. E lì mi vennero i brividi, e capii che grazie a lui il film prendeva il volo".

Sui titoli di coda di 'Un sacco bello' c’è anche un fischio "alla Morricone".

"Accompagna l’uscita di scena di Leo e chiude il film. Un fischio solitario che viene raggiunto dagli altri strumenti. Morricone è stato il primo compositore a usare il fischio, un suono così semplice, minimale, in una musica orchestrale. Ha avuto un coraggio enorme".

Come racconterebbe i sentimenti che le sue musiche evocano?

"Creano il senso dello spazio: sono ampie, epiche. Ma anche nostalgiche, malinconiche. E in certi momenti, ironiche".

In cosa consisteva il suo genio?

"In una preparazione musicale immensa, e nel fatto di non credersi un genio. Credeva nel lavoro duro, meticoloso, disciplinato: era un vero artigiano. Non credeva nell’ispirazione pura e semplice. Aveva una grande maestria nell’arrangiamento, solenne e lieve. E poi, più di tutti, aveva il senso del tema: quel tema che ti rimaneva dentro, che ti portavi dentro tutta la vita".

Nel privato, era un uomo molto legato alla famiglia.

"Oltre 60 anni di matrimonio: era legatissimo a sua moglie, diceva che era ciò che di più prezioso c’era nella sua vita. Si sentiva fortunato per poter comporre in casa, con sua moglie nell’altra stanza".

La vostra collaborazione abbraccia i suoi primi due film, 'Un sacco bello' e 'Bianco, rosso e Verdone'. Vi siete frequentati anche dopo?

"Sempre. La foto che ho postato su Facebook è di undici mesi fa. Quel pomeriggio parlammo a lungo di Roma: io ne vedevo tutti i problemi, ma lui, che non usciva praticamente quasi più, mi disse ‘la vedo dall’alto, Carlo, e mi sembra bellissima’. Da qualche parte, qui a casa, ho ancora la dedica che mi fece sul 45 giri di ‘Bianco, rosso e Verdone’. Una dedica lunghissima, in cui mi augurava tanto successo. Se qualche successo ho avuto, lo devo anche a lui, che ha dato grazia e poesia ai miei primi due film".

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