Venerdì 19 Aprile 2024

"Venite a Mosca"

Migration

di Roberto

Giardina

Tempo di venire in Russia, invita in inglese l’ambasciata di Mosca in Spagna, con uno spot su Twitter. Non solo in vacanza, a viverci. Ben confezionato ma che suona drammaticamente autoironico in tempo di guerra, tanto che qualcuno sospetta che sia un fake, un falso confezionato da un pirata informatico. Ma l’ambasciatore non l’ha rimosso. Time to move to Russia, 53 secondi travolgenti, e stringati, cucina ottima, belle donne, due bambine bionde corrono nel prato, una storia ricca, letteratura di fama mondiale, balletto e architettura unica, terra fertile, cavalli al pascolo e un campo di grano dorato, elettricità e acqua a buon mercato, una bella ragazza nella vasca da bagno non si preoccupa della bolletta, i taxi sono economici, l’economia resiste a migliaia di sanzioni, una società ospitale che difende gli antichi valori, la famiglia e la chiesa, c’è vodka per tutti. E non c’è traccia di cancel culture, cioè di ossessione per il politicamente corretto, e per l’identità fluida, i sessi sono due, un uomo e una donna. E alla fine si raccomanda: non perdete tempo, l’inverno sta per arrivare. Non il loro, il nostro senza gas.

Non si attacca il nostro mondo occidentale, ma le critiche si evincono. Siamo una società che non difende la sana vita di famiglia, che cancella se stessa vittima della dittatura culturale imposta dagli Usa, che condanna perfino Joanna Rowling, l’autrice di Harry Potter, se sostiene di essere una signora, le sanzioni si ritorcono contro di noi, senza il gas russo rischiamo un inverno gelido, l’inflazione esplode. Tutto vero, o quasi. Chi non ha letto Tolstoj, ma Dostojevski rischia di venire fucilato e finì in Siberia, Solgenitsin in esilio, le prime ballerine del Bolscioi oggi danzano alla Scala o all’Opera di Parigi. La vita è bella a San Pietroburgo purché si paghi in dollari. Ai tempi del muro, ogni martedì sera andava in onda nella DDR "Der schwarze Kanal", il canale nero, curato da Karl-Eduard von Schnitzler, quindici minuti di filmati occidentali: barboni ubriachi a Manhattan, operai in sciopero.

Tutto autentico ma non vero. Con un montaggio si dimostra qualsiasi tesi. I tedeschi, che vivevano nel paradiso rosso, sognavano di evadere nell’inferno capitalista, mostrato dal collega Karl-Eduard, anche a costo di rischiare la vita. Ho trascorso un mese a Mosca, al tempo di Gorbaciov. Ero un privilegiato, purché pagassi al nero, tornai senza una ricevuta, a parte quella dell’albergo. Non avrei mai accettato di lavorare in Russia. Non vivrei neanche a Los Angeles o a Dallas, ma almeno in Texas non sarei espulso se insultassi il Mister President, si chiami Donald o Joe.