Venezia, un ascensore sul Canal Grande. Lite nel palazzo (storico) di Fiorello

Lo showman vota sì alla richiesta di una condomina in carrozzina. La polemica: deturpa la bellezza della città

La facciata di Palazzo Bernardo a Venezia e Fiorello

La facciata di Palazzo Bernardo a Venezia e Fiorello

Lo sognano a Sanremo, al teatro Ariston, e lui sbuca a Venezia, nel sestiere San Polo. Sì, proprio lui, Fiorello. Non di persona, ma via web. Nella settimana dell’anno che è più ’sua’, quando i telespettatori l’aspettano al varco tra anticipazioni negative – "no, non ci sarà" – e assist di Amadeus – "ma se gli ho prenotato la stanza davanti alla mia?" –, lo showman finisce in rete per la più classica lite condominiale. Evento che capita quasi a tutti almeno una volta nella vita. A lui, nelle vesti di proprietario di una superba porzione del quattrocentesco Palazzo Bernardo.

Il caso monta a causa dell’ascensore da posizionare nel cortile interno. L’intervento, richiesto da una condomina con accertati problemi di mobilità, scatena contrasti feroci fra i pochi ma agguerriti protagonisti. Il sì di Fiorello fa blocco con la maggioranza dei favorevoli: la proponente in carrozzina e le titolari di due alloggi turistici del secondo piano. Ma c’è chi non è d’accordo, per ragioni estetiche e di tutela. Così gli animi si surriscaldano e la minoranza reagisce. Tra gli oppositori, l’ex modella Gaby Wagner, ora designer e fotografa, e il marito avvocato Jean Marie de Gueldre: "Come è possibile realizzare un ascensore nel cortile di un palazzo storico?", si chiede la coppia tra orrore e disappunto: "Avremo le due corsie tra le finestre della camera da letto. E al di là dell’inopportunità di intervenire in un contesto tutelato e da tutelare, avremmo non poco disturbo con il saliscendi", è la protesta non infondata con immediata impugnazione della delibera e contestuale attivazione legale.

Disaccordi che esplodono in ogni condominio italiano, figurarsi se le tabelle millesimali gratificano i titolari di un assoluto incanto come Palazzo Bernardo edificato a partire dal 1422, in tipico stile tardogotico veneziano, dall’omonima famiglia di mercanti. Un viaggio nella storia: affaccio sul Canal Grande, in angolo col Rio de la Madoneta, tra Palazzo Querini Dubois e Casa Sicher. E ancora: due portali ad altezza acqua, cornici angolari in pietra d’Istria, due elegantissime esafore al primo e al secondo piano e una quadrifora posta all’ultimo piano, il terzo, dove Fiorello ha una bella proprietà che a quanto pare intenderebbe frazionare. Secondo indiscrezioni, terrebbe un’unità per sé quale ottimo investimento e metterebbe l’altra in vendita. E va da sé che a Venezia un immobile con l’ascensore avrebbe mercato potenziato e agevolato. Tanto più in un palazzo storico che nel 1442 ha ospitato vip rinascimentali come il duca di Milano Francesco Sforza e sua moglie Bianca Visconti, e che è poi passato di mano in mano tra i potenti delle varie epoche, incluso a fine ottocento l’editore Pietro Naratovich che vi installò i preziosi torchi della sua attività.

Ora, in quegli stessi ambienti, si stampano impugnazioni e volano parole grosse. Fiorello non commenta. C’è una condomina in carrozzina (un fatto incontestabile). Ci sono, soprattutto, quelle stesse ragioni che a Venezia animano da sempre il dibattito tra puristi e innovatori. E in una città di residenti anziani e di agiati compratori il caso di Palazzo Bernardo accende i fari di Comune e Soprintendenza. Il progetto dell’architetto Stefano Zorzi (con la stessa azienda che ha lavorato agli ascensori del Fondaco dei Tedeschi – dal 2016 convertito in lussuoso shopping center) prevede cabina nuda su binario e nessun rumore. "Senza entrare nel caso – si tiene in equilibrio l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin – vivere a Venezia comporta non poche difficoltà". Ma "se si vogliono raggiungere standard abitativi di qualità, non invasivi e inclusivi ( ndr , questa la parola chiave), c’è la Soprintendenza che vigila e garantisce che gli immobili siano tutelati", è il messaggio in codice via Corriere del Veneto . All’autorità l’ultima parola.