Giovedì 18 Aprile 2024

Venezia allagata, Cipriani resiste: "L'Harry's bar resta aperto"

Il titolare del celeberrimo locale prende le distanze dal catastrofismo: "Non parliamo di flagello divino, l'acqua è vita per la nostra Laguna". E poi attacca i politici: "Basta passerelle"

Un battello-taxi sbattuto sulla Riva degli Schiavoni dall'alta marea (LaPresse)

Un battello-taxi sbattuto sulla Riva degli Schiavoni dall'alta marea (LaPresse)

Venezia, 14 novembre 2019 - Il suo locale è un simbolo di Venezia nel mondo. All’Harry’s Bar erano di casa Vittorio Gassman, perennemente in bilico fra euforia e depressione, l’armatore Aristotele Onassis, con i suoi piatti rotti, persino il Nobel Eugenio Montale, solito mangiare con le mani per poi sporcarsi dappertutto, aveva il suo tavolo fisso. Arrigo Cipriani, classe 1932, negli anni ne ha avuto un po’ per tutti i clienti storici del ristorante. Icona della Laguna, stile caustico, facile alla provocazione, non si smentisce neanche ora che Venezia è invasa dall’acqua alta: "Tutti a parlare di flagello divino. Andiamo, volete sapere la realtà dei fatti? L’Harry’s Bar è aperto, chi vuole pranzare da noi può farlo".

Mi scusi, l’acqua ha raggiunto 1,87 metri. Non accadeva dal 1966... "È stata un’inondazione eccezionale, quasi come quella di mezzo secolo fa, non c’è dubbio. Anche allora, però, aprimmo il locale il giorno dopo la marea: basta rimboccarsi le maniche". 

E i danni strutturali alla basilica di San Marco? "Creano più problemi i turisti che ogni giorno vi accedono con le loro scarpe. Facciamoli entrare con delle ciabattine benedette dal patriarca". 

Anche il premier è arrivato in Laguna per seguire l’evolversi della situazione. "Basta passerelle di politici, non capisco che cosa sia venuto a fare. Quando era al primo mandato, il suo ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ci promise la nomina del presidente dei Lavori pubblici, ovvero l’erede di quel magistrato delle acque, introdotto nel 1500 e soppresso da Renzi in una manciata di minuti".

Che cosa c’entra questo con l’ultima inondazione? "Con il magistrato delle acque non si poteva piantare un palo in Laguna senza la sua autorizzazione, era un’istituzione centrale nel rapporto della città con l’Adriatico. Ora si respira un clima d’odio verso il mare del tutto ingiustificato. Malgrado le promesse, la città resta sprovvista di una rete fognaria. Per questo ha bisogno di un flusso d’acqua arterioso, che entra, e di uno venoso che esce per pulirsi ogni sei ore".

Le alte maree sono più frequenti negli ultimi decenni: non pensa che la vulnerabilità della Laguna sia peggiorata? "Si tratta di maree oltre gli 80 centimetri, l’acqua alta è un’altra cosa... Nessuno poi dice che sono aumentate anche le basse maree". 

Come si spiega il tutto? "Venezia negli anni ’50 è sprofondata di 15 centimetri a causa delle fabbriche di Marghera che emungevano acqua dal sottosuolo. Bisognerebbe ricordarselo".

Da destra e sinistra s’invoca il completamento del Mose. "Da 30 anni protesto contro l’opera, un furto gigantesco. Le paratoie mobili non possono funzionare nell’acqua salata. Iniziamo piuttosto a buttar fuori le petroliere da Venezia. In questo modo s’innalzeranno i fondali alle imboccature dei porti".