Sabato 20 Aprile 2024

Variante di valico, no all'archiviazione: "Nuove indagini sulle frane"

Il Gip respinge la richiesta della Procura. L’inchiesta partita da un esposto dei residenti

Un'immagine d'archivio della Variante di valico

Un'immagine d'archivio della Variante di valico

San Benedetto Val di Sambro (Bologna), 27 gennaio 2015 - Nuove indagini sulle frane provocate dagli scavi per la Variante di Valico, nella zona di San Benedetto Val di Sambro sono state avviate dal gip di Bologna Andrea Scarpa. Con questo atto il giudice ha anche respinto la richiesta di archiviazione della Procura.

L’inchiesta sull’autostrada in costruzione, alternativa all’A1 tra Bologna e Firenze, era contro ignoti per disastro colposo e frana e nacque da un esposto di residenti, con case danneggiate. Il giudice chiede ora di approfondire la fase di progettazione dell’opera. L’esposto riguardava le conseguenze degli scavi di un tunnel nella zona della frazione Ripoli.

Secondo il gip, che aveva fissato un’udienza pur in assenza di un’opposizione alla richiesta del pm Morena Plazzi, e che ora assegna alla Procura sei mesi di tempo per le nuove indagini, emerge «la necessità di un approfondimento investigativo in relazione alla prevedibilità dei fenomeni franosi nella fase di progettazione delle opere di scavo» con particolare riferimento «alle possibili interferenze tra scavo delle gallerie e movimenti del versante». Si dovrà valutare, in sostanza, «se le scelte compiute in sede progettuale, essendosi mantenute ‘prevalentemente a livello quantitativo’ senza effettuare concreti «tentativi volti a dare una definizione quantitativa dei fenomenì potenzialmente riattivabili», come rilevava la consulenza del Pm, ora citata nell’ordinanza del Gip, «integrino profili di responsabilità colposa nei confronti dei singoli responsabili» del progetto, «le cui lacune hanno inevitabilmente comportato le negative conseguenze in fase esecutiva alle quali si è reso necessario porre rimedio con ripetuti aggiustamenti volti a limitare gli effetti indotti dalle operazioni di scavo, alle quali è con ogni evidenza logica addebitabile l’intensificazione dei fenomeni franosi».

Il giudice, inoltre, nel motivare la decisione, fa riferimento anche ai «più recenti sviluppi del fenomeno franoso» e a una relazione depositata a fine novembre 2014, dicendo che non può ritenersi conclusa la «fase di stabilizzazione».