Variante Delta, focolaio a Piacenza. Ma nessun positivo era vaccinato

L'allarme nel settore della logistica in un'azienda: 25 casi. La profilassi si mostra efficace contro la mutazione

Covid, analisi di laboratorio

Covid, analisi di laboratorio

La variante Delta ora fa paura anche in Italia, ma i vaccini dimostrano una volta di più di riuscire a fronteggiarla. Venticinque casi tra Piacenza, Cremona e Lodi. Un focolaio che in sei giorni l’Ausl piacentina ha sequenziato, rintracciato e isolato prima che potesse espandersi aprendo le porte a scenari di un potenziale contagio fuori controllo. Il focolaio innescato dalla mutazione del Covid proveniente dall’India è scoppiato in due aziende della logistica nel Piacentino.

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Dieci i dipendenti coinvolti, mentre gli altri quindici contagiati sono conoscenti, amici e familiari. Nessun caso grave, solo un trentenne è stato ricoverato in ospedale. Per lui non è stato necessario il trasferimento in terapia intensiva e adesso si trova in un reparto Covid. Tutti i 25 positivi (di età compresa fra i 30 e i 40 anni) non erano vaccinati. Diciannove sono residenti a Piacenza, 4 a Cremona e 2 a Lodi. E proprio la mappa del contagio estesa a diverse città, tra Emilia e Lombardia, e il fatto che alcuni positivi avessero viaggiato nei giorni scorsi con mezzi pubblici, ha spinto l’Ausl di Piacenza a lanciare appelli, chiedendo ai pendolari della linea di bus Piacenza-Cremona e Piacenza-Caorso di sottoporsi a tampone.

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I tamponi, sì: in tutto ne sono stati eseguiti mille, mentre in isolamento sono finite cento persone. Se ne stanno cercando altre: in ambito lavorativo e nella vita sociale, anche se l’infezione sembra essere stata circoscritta e contenuta. La conferma arriva da Marco Delledonne, responsabile del dipartimento di Sanità pubblica della città emiliana, da cui sono partite le indagini: "Abbiamo allargato il più possibile il cerchio tentando di individuare i possibili contatti dei contagiati – spiega –. Negli ultimi giorni i tamponi non evidenziano comunque alcun nuovo positivo e siamo abbastanza fiduciosi di essere riusciti a contenere il virus, grazie a un’azione tempestiva". L’attività di contract tracing è partita il 15 giugno. Da lì, l’appello dell’azienda sanitaria ai passeggeri degli autobus per cercare di risalire ai possibili malati.

Tra i casi positivi notificati in questi giorni figura infatti quello di una persona che, prima della diagnosi, si è servita di mezzi pubblici per alcuni spostamenti. Indagando, sono emersi altri 3 positivi collegati al primo, anch’essi passeggeri di mezzi pubblici. Tutto questo ha così spinto l’Ausl a invitare tutti coloro che erano presenti sui bus della linea Piacenza-Caorso-Piacenza (già dall’inizio di giugno), a chiamare il dipartimento di Sanità pubblica per sottoporsi al tampone. Al netto del focolaio di Piacenza, in Emilia Romagna ieri si sono registrati altri tre casi di variante indiana, a Modena, e due sospetti a Bologna.

La mutazione Delta in Italia viene rinvenuta ufficialmente nell’1% dei contagi. Numeri comunque poco attendibili, visto che il sequenziamento viene effettuato soltanto nel 2% dei casi scoperti. Per questo il ministero della Sanità ha predisposto una nuova indagine flash per stimare la circolazione delle varianti nel nostro Paese, a partire proprio dalla Delta e che prenderà in considerazione i campioni notificati il 22 giugno, dai quali si otterranno le sequenze genetiche.

Secondo il Financial Times, che cita come fonte la banca dati Gisaid, nella quale tutti i Paesi depositano le sequenze genetiche del virus, attualmente l’Italia si trova al quinto posto nel mondo per numero di casi della mutazione scoperta in India, con una percentuale di contagi intorno al 26%. Peggio di noi soltanto Russia, Gran Bretagna, Portogallo e Stati Uniti. E proprio nel Regno Unito la variante Delta (tra il 40% e il 60% più trasmissibile rispetto a quella inglese di qualche mese fa) ha provocato un aumento dei positivi nonostante la campagna di vaccinazione. In Italia, invece, secondo le stime del gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie avanzate, il virus indiano colpisce con maggiore frequenza la Puglia (35%), il Trentino Alto Adige (26%), il Veneto (18%), l’Umbria (10%) e la Sardegna (5,5%). A seguire Campania, Lazio, Sicilia e Lombardia.