Variante Beta in Italia: cosa sappiamo e il rischio "escape" sul vaccino

É il ceppo di Covid meno diffuso (0,4% di prevalenza in Italia) ma viene tenuto sotto osservazione perché può resistere ai vaccini

Diffusione varianti Covid in Italia (ImagoE)

Diffusione varianti Covid in Italia (ImagoE)

Roma, 31 luglio 2021 - Dopo la Delta, ormai diventato il ceppo prevalente del virus Sars-Cov-2, è la variante Beta a destare nuove preoccupazioni tra gli esperti perché è considerata pericolosa e, seppur in modo ancora lieve, ha fatto registrare un aumento nelle ultime settimane. La mutazione Beta, la cosiddetta "sudafricana",  è infatti finora la meno diffusa tra le quattro varianti principali del coronavirus (Alfa, Beta, Gamma e Delta) ma resta sotto osservazione perché in grado di superare le difese immunitarie garantire dai vaccini. 

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Cosa dice il ministero della Salute

Il ministero della Salute ha diffuso ieri un aggiornamento sulle quattro varianti che preoccupano di più gli esperti dell'Oms e dell'Ecdc. E rispetto alla variante Beta (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa spiega che i "dati preliminari indicano che, nonostante non sembri caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, questa variante potrebbe indurre un parziale effetto di "immune escape" nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali. Siccome potenzialmente questo effetto potrebbe interessare anche l'efficacia degli anticorpi indotti dai vaccini tale variante viene monitorata con attenzione". Significa che nella Beta è stata osservata la capacità di avere una parziale immuno-evasione e dunque può resistere ai vaccini. 

"L'exploit della variante Delta ce lo aspettavamo, vista la sua elevata velocità di trasmissione: può correre molto se non viene contenuta adeguatamente ma il vaccino si sta rivelando efficace - ha detto Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute - La Beta, quella che crea più problemi per fortuna ha invece una incidenza molto bassa, dello 0,4%".

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La diffusione delle varianti in Italia

"È da segnalare, se pur estremamente contenuto, l'aumento della variante Beta (B.1.351) maggiormente caratterizzata da una parziale immuno-evasione" è stato evidenziato nell'ultima indagine rapida condotta dall'Iss, l'Istituto superiore di sanità, e dal ministero della Salute, insieme a Regioni e Fondazione Bruno Kessler.

Rispetto all'ultima stima disponibile sulla prevalenza delle quattro varianti del coronavirus in Italia, la cosiddetta variante Alfa o "inglese" (B.1.1.7) il 22 giugno era pari al 57,8%, in calo rispetto all’88,1% del 18 maggio, mentre al 20 luglio era scesa al 3,2%. La variante Beta o "sudafricana" (B.1.351) a fine giugno non era stata riportata in nessuna Regione italiana mentre ora è stata riscontrata ed è allo 0,4%. La variante Gamma o "brasiliana" (P.1) aveva una prevalenza pari a 11,8% il 22 giugno, mentre al 20 luiglio è calata all'1,4%. La variante Delta o "indiana" (B.1.167.2) aveva una prevalenza pari al 22,7% il 22 giugno ed ha avuto un forte aumento, diventando il ceppo prevalente al 94,8% riscontrato il 20 luglio.