Vallanzasca resta dentro Lo schiaffo dei giudici: cinquant’anni in cella, ma è ancora un ribelle

Quattro ergastoli da scontare. Respinto il ricorso per la semilibertà . Il Tribunale: non ha risarcito le vittime e litiga con gli agenti penitenziari

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di Andrea Gianni

È "un uomo provato" nel fisico e nella mente, si sta "ritirando in sé stesso" dopo quasi cinquant’anni trascorsi in carcere, sulle spalle una condanna a 4 ergastoli e una vita da protagonista della mala milanese degli anni ’70 e ’80. Ma Renato Vallanzasca, 72 anni, non può ottenere la liberazione condizionale, ossia in libertà vigilata, né andare a svolgere attività fuori dalla casa di reclusione di Bollate durante il giorno, in semilibertà. Da "un diverbio" avuto con un agente della penitenziaria durante "il controllo delle urine", lo scorso agosto, e per il quale è stato "sanzionato con il richiamo", emerge infatti "tutt’ora il carattere intemperante". Così il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha respinto l’ennesima istanza presentata dall’ex "boss della Comasina", che vede sempre più in salita la strada per uscire dalla prigione. Vallanzasca ha già trascorso quasi mezzo secolo in carcere, con un vita da film (ne hanno anche realizzato uno) tra una lunga serie di reati, omicidi, evasioni e vecchi codici di comportamento della mala milanese dei tempi che furono.

Il suo Romanzo Criminale è iniziato durante l’adolescenza quando, nel quartiere popolare del Giambellino, forma una banda di piccoli delinquenti. Una volta cresciuto la sua gang si contrapporrà a quella di Francis Turatello. Nel ’72 il primo arresto del ’bel René’. Riesce a farsi ricoverare in ospedale e da lì evade nel ’76. Ricostituita la banda, metterà a segno una settantina di rapine con una lunga scia di omicidi, tra cui quelli di due poliziotti, un medico e un impiegato di banca. L’uccisione di due uomini della polizia stradale segnerà la fine della sua carriera criminale. Evade e viene ripreso, nel corso degli anni naufragano vari tentativi di fuga. Ha presentato domanda di grazia, respinta, e ha tentato più volte di uscire dal carcere appellandosi al Tribunale. Ieri ha incassato l’ennesimo no. I giudici nel bocciare la richiesta sui benefici chiariscono, tra le altre cose, che l’ex bandito "non si è ravveduto". Una precedente istanza era stata bocciata nel 2020. Decisione che il Tribunale riporta integralmente nell’ultimo provvedimento, richiamando ancora quel tentativo di rapina del 2014 (di mutande e pochi oggetti) in un supermercato, quando era in semilibertà. Ma i guai, per lui, non sono finiti. Nei giorni scorsi il pm delle esecuzioni ha chiesto di applicare per lui altri 6 mesi di isolamento diurno.