Vallanzasca condannato a 10 mesi per il furto di mutande. "Pago le rivelazioni su Pantani"

Il Bel Renè era stato arrestato il 13 giugno per una rapina all'Esselunga di Viale Umbria, a Milano. Vallanzasca sostiene la 'macchinazione' ai suoi danni dopo le sue rivelazioni sul caso Pantani

Renato Vallanzasca in tribunale a Milano  (Ansa)

Renato Vallanzasca in tribunale a Milano (Ansa)

Milano, 14 novembre 2014 - Renato Vallanzasca è stato condannato a 10 mesi di carcere e al pagamento di una sanzione pecuniaria da 300 euro. Il giudice monocratico di Milano, Ilaria Simi De Burgis, lo ha riconosciuto colpevole del reato di tentata rapina impropria fissando per l'ex boss della mala milanese degli anni '70 e '80 una pena superiore alla richiesta della pubblica accusa, che aveva sollecitato una condanna di 8 mesi.

Si chiude così il caso giudiziario che, nell'estate scorsa, aveva fatto scattare per l'ennesima volta le manette ai polsi di Vallanzasca.  Il Bel Renè era stato arrestato il 13 giugno per una rapina all'Esselunga di Viale Umbria, a Milano. A incastrarlo era stato un uomo della security del supermarket, che lo fermato con un paio di boxer, delle cesoie e concime per piante. Lui ha sempre sostenuto di essere "innocente", di non aver mai rubato nulla e di essere stato vittima di un giovane che lo avrebbe incastrato infilandogli la refurtiva nella borsa. Oggi è arrivata l'ennesima sentenza di condanna per l'ex boss della Comasina, già condannato a 4 ergastoli a 299 anni complessivi di carcere.  Sempre per la tentata rapina al supermercato di Viale Umbria, a luglio scorso il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva revocato il regime di semilibertà che era stato concesso Vallanzasca nel 2013.  

PAGO LE RIVELAZIONI SU PANTANI - "Io non sono uno che crede ai complotti, ma certo quello che mi è accaduto è strano". Così Renato Vallanzasca, durante l'interrogatorio in aula prima di essere condannato a 10 mesi per tentata rapina impropria di due paia di mutande, ha spiegato il senso di una memoria depositata al giudice nella quale spiega, in sostanza, di essere stato 'incastrato'. E lega la vicenda del suo arresto del giugno scorso per il furto nel supermercato alle sue rivelazioni nel caso Pantani.

Nei giorni scorsi, infatti, Vallanzasca ha depositato, attraverso il suo legale, poche pagine per dire, in sostanza, che il suo arresto per quel furto l'estate scorsa potrebbe essere stato una "macchinazione" legata alle sue dichiarazioni ai pm di Forlì. Procura che sta indagando su un presunto complotto ordito ai danni di Marco Pantani per escluderlo dal Giro d'Italia nel '99 con l'alterazione delle analisi del sangue. Vallanzasca, infatti, aveva raccontato di essere stato avvicinato, quando era detenuto ad Opera, da un camorrista che, in sostanza, gli aveva detto di non puntare sul 'Pirata' perché sarebbe stato escluso dal Giro. Il pm Angelo Renna oggi ha depositato atti del fascicolo della Procura di Forlì, tra cui i due verbali 'omissati' resi da 'Renè' (uno poche settimane fa), per dimostrare, come ha chiarito nella requisitoria, che "l'inchiesta di Forlì è nata due mesi dopo questo fatto modestissimo", ossia l'arresto per aver rubato merce del valore di 66 euro. 

Per il pm il "presunto complotto ai suoi danni o la macchinazione di cui parla Vallanzasca lambiscono il confine della calunnia" e a smentire questa "macchinazione" ci sono "i fatti, il lavoro dei carabinieri e della Procura di Milano". Il legale dell'ex capo della banda della Comasina, l'avvocato Ermanno Gorpia, invece, ha sottolineato che "il mio assistito ha centinaia di nemici e se è vero che l'indagine di Forlì è successiva, lui aveva già rilasciato interviste sul caso Pantani tempo fa". Già lo scorso luglio in aula Vallanzasca aveva detto di essere stato "incastrato", raccontando di essere stato avvicinato mentre era al supermarket da un giovane che "mi chiamava 'zio Renato'" e che avrebbe messo gli oggetti rubati nella sua borsa. "Perché mi è stata fatta una cosa del genere non lo so, io so soltanto che entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero", aveva spiegato, lamentando che le immagini delle telecamere del negozio che l'avrebbero potuto scagionare "sono sparite", non sono state acquisite.