Vaiolo delle scimmie, Bassetti: "Numeri importanti". Le ipotesi di Crisanti

L'infettivologo del San Martino di Genova: "Dati in crescita, diffusione globale". Il microbiologo: "Forse rapporto critico tra vaccinati e non"

Matteo Bassetti (Ansa)

Matteo Bassetti (Ansa)

Roma, 30 maggio 2022 - Sul vaiolo delle scimmie Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, parla di numeri che "stanno diventano importanti" e di una "diffusione del contagio che è ormai globale". All'Adnkronos spiega: "Se mettiamo insieme i casi confermati con i sospetti, sono 400 in poche settimane in 25 Paesi del mondo". E sottolinea: "In pratica tutti i Paesi evoluti dal punto di vista sanitario hanno riportato dei casi e chi ancora non l'ha fatto lo farà a breve. I contagi iniziano a essere significativi e il fenomeno è destinato a crescere ancora, perché il tempo di incubazione di questa infezione arriva a 3 settimane e poi ci saranno i contagi da contatto. Complessivamente si sta agendo bene, il livello di allerta si è alzato e anche i cittadini si fanno vedere dai medici in caso di strani rush cutanei".

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"E' importante l'isolamento fiduciario per quanto riguarda i contatti - aggiunge -, non stiamo parlando di fare la quarantena obbligatoria come con il Covid, ma di non avere rapporti stretti con altre persone. Poi un passaggio potrebbe essere quello della vaccinazione dei contatti e pensare alla vaccinazione, visto che le dosi ci sono, di alcune categorie, che si potrebbe fare nelle prossime settimane. Complessivamente - osserva Bassetti - la gestione del fenomeno, anche per quello che abbiamo imparato con il Covid, è avvenuta in maniera attenta".

Le ipotesi di Crisanti

Adnkronos ha sentito anche Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova. "La prima domanda da porsi è perché avviene questa diffusione di vaiolo delle scimmie adesso e in queste dimensioni, quando questa è una malattia che in qualche modo è conosciuta da tantissimo tempo: ci sono stati già episodi di diffusione del vaiolo delle scimmie in passato anche in America, e poi in Africa è una malattia abbastanza comune. Riguardo a questa domanda, una possibilità potrebbe essere che si è raggiunto un punto critico nel rapporto tra suscettibili e resistenti al virus".

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Per l'esperto, questo focolaio che si sta rilevando in più Paesi in simultanea, a più latitudini, con numeri che crescono e sono previsti in aumento, "potrebbe benissimo essere dovuto al fatto che si è raggiunto un rapporto critico tra vaccinati e non vaccinati, che di fatto ne favorisce la trasmissione in alcune situazioni", spiega. "I vaccinati contro il vaiolo sono resistenti, sono coperti contro Monkeypox virus - sottolinea -. E' come se ci fosse di fatto un'immunità di gregge: siccome questo virus ha un indice di trasmissione bassissimo, basta anche una percentuale relativamente bassa di persone protette per bloccare la trasmissione. Però chiaramente più passa il tempo e più il rapporto tra vaccinati e non vaccinati diminuisce", aumentando le generazioni non protette (non si vaccina più contro il vaiolo da inizio anni '80). "Questa è la cosa più probabile a mio avviso", ragiona Crisanti.

Poi "un'ultima possibilità remota, ma che è molto difficile da provare - precisa il virologo - potrebbe essere che ci sono state delle mutazioni del virus che gli hanno permesso di essere più infettivo per l'uomo e di farsi strada attraverso delle vie di trasmissione".  E spiega: "Questo virus delle scimmie è un ceppo che viene dall'Africa occidentale e ha una virulenza molto bassa rispetto al ceppo che invece viene dall'Africa centrale. Ma se si paragona la sequenza di questi due ceppi virali, non si sa quali siano le basi molecolari della differenza di virulenza, perché c'è da dire che questi sono virus molto, molto grandi, che hanno un genoma molto ampio. Non sono virus come Sars-CoV-2", che ha un Rna più piccolo, puntualizza Crisanti.

Infine un avvertimento: "L'unica possibilità veramente da evitare è che roditori europei diventino serbatoi animali del virus del vaiolo delle scimmie", dice. "Di serbatoi animali" di Monkeypox virus "ce ne sono tanti. In genere quasi tutti i roditori possono trasmetterlo". Che anche in Europa si creino serbatoi animali di questa malattia "sarebbe il rischio maggiore, perché renderebbe il virus endemico da noi".

Pregliasco e Lopalco

Il vaiolo delle scimmie? "Nessun problema, lo riusciremo a contenere, ci saranno poche centinaia di casi ma ci stiamo lavorando nel modo corretto", dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il professore dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. E anche  l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all'Università del Salento, rassicura: l'aumento dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie "è molto probabile. Ma questo non vuol dire che dobbiamo preoccuparci. Si tratta di una malattia poco grave, che passa senza alcun intervento medico e quindi molto probabilmente, se non ci fosse stata l'allerta internazionale, l'evento sarebbe passato del tutto inosservato". E sottolinea: "Nel momento in cui si dirama l'allerta tutti i casi che sarebbero passati inosservati vengono invece diagnosticati e segnalati. Da qui l'aumento prevedibile delle segnalazioni".