Vaiolo delle scimmie, l'infettivologo: "Vaccino? Per ora no"

Dopo i tre ricoveri a Roma, un positivo ad Arezzo. Vella: "L’antidoto esiste, ma questa malattia passa da sola"

Al momento sono quattro i casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia (Ravaglia)

Al momento sono quattro i casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia (Ravaglia)

Sono saliti a quattro i casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia, la conta è destinata a salire e il fenomeno assume le proporzioni di un’epidemia. Ai tre pazienti ricoverati allo Spallanzani di Roma si è aggiunta una quarta persona, risultata positiva ad Arezzo, reduce da un viaggio alle isole Canarie e che ha manifestato i sintomi tipici dell’infezione: febbre, dolori e comparsa di vescicole sulla cute. La maggior parte dei contagiati presenta sintomi lievi, tuttavia Andrea Ammon, capo del Centro europeo prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc), mette in guardia sui rischi: "La probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio per via sessuale, con più partner – ha precisato l’epidemiologa – è considerata alta". A differenza della pandemia da Coronavirus, che ha colto tutti impreparati, nel caso del monkeyvirus le autorità sanitarie sono già attrezzate, esiste anche un vaccino efficace, ma al momento non sembra necessario pensare a una immunizzazione su grandi numeri nella popolazione.

Approfondisci:

Vaiolo delle scimmie, vaccino anche in Francia. E in Italia? Cosa dicono i virologi

Vaiolo delle scimmie, vaccino anche in Francia. E in Italia? Cosa dicono i virologi

Sorvegliato speciale

"Conosciamo questo virus da quarant’anni – ha dichiarato da parte sua Maria Van Kerkhove, dell’Organizzazione mondiale della sanità – e ci aspettiamo più casi. Dobbiamo però contestualizzare: questo virus non è Covid, è una situazione contenibile, in particolare laddove emergono questi focolai, in Europa e in Nord America. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da ciò che sta accadendo in Africa, dove questa virosi è endemica".

Cosa sappiamo della diffusione

Esiste il pericolo di una fiammata paragonabile al dilagare del Sars-Cov2 nel mondo? La trasmissione, spiegano gli esperti, avviene per stretto contatto fisico. In questo senso il vaiolo delle scimmie è abbastanza diverso dal Covid. Le ultime indicazioni dell’Oms puntano al tracciamento dei contatti, l’obiettivo è quello di spezzare le catene di trasmissione interumana e fermare l’epidemia sul nascere. La paura spinge molte persone a chiedere ai farmacisti e ai medici di famiglia, sopratutto per le persone fragili, se è il caso di proteggersi con un vaccino in grado di stoppare il monkeyvirus. "Esiste un vaccino a virus vivo attenuato, che va maneggiato con cura – ha dichiarato l’infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma – ma non parlerei nemmeno lontanamente di ricominciare a immunizzare strati di popolazione con il vaccino antivaioloso. Questa è una malattia che passa da sola. Ci sono anche dei farmaci antivirali che potrebbero aiutare". L’immunizzazione a tappeto contro il virus del vaiolo fu interrotta in Italia nel 1981, non deve sorprendere dunque che l’infezione lontana parente di quel vaiolo di cui si parla in questi giorni si sia riscontrata nella fascia d’età fra 20 e 50 anni.

Il primo sequenziamento

Arriva intanto la notizia di un primo sequenziamento del virus del vaiolo delle scimmie. La carta d’identità genetica del virus è stata ottenuta in Portogallo da un gruppo di ricerca di Lisbona. Il virus che preoccupa diversi paesi del mondo sembra molto simile a quello di alcuni casi registrati in vari paesi tra cui GB, Singapore e Israele nel 2018-19.

Le indagi sulla malattia

"Quello che sta circolando in Europa è il ceppo meno aggressivo del virus del vaiolo delle scimmie, quello originario dell’Africa occidentale, ma resta da capire quali siano le cause di questa diffusione fuori dal continente africano", ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. "Dal punto di vista scientifico è importante capire perché il virus si sia diffuso fuori dall’Africa, senza connessione apparente fra gli individui infetti, con casi che non sarebbero associati a viaggi in Africa o agli animali malati", rileva l’esperto.