ArchiveVaiolo delle scimmie e rischi sessuali: ecco come proteggerci dal virus

Vaiolo delle scimmie e rischi sessuali: ecco come proteggerci dal virus

L’infettivologo: ma la diffusione può avvenire anche in ambito familiare per lo scambio di oggetti personali

Un vaccino per i contatti stretti appare, oggi, improbabile

Un vaccino per i contatti stretti appare, oggi, improbabile

In crescita i casi di trasmissione del vaiolo delle scimmie nella specie umana. Siamo a un passo da quota cento diagnosi in Europa. In Italia si sono registrati altri due ricoveri, tutti in carico all’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma, che si aggiungono al primo confermato giovedì dalle analisi (sono tutti i discrete condizioni). L’infezione è ormai presente stabilmente in otto nazioni del vecchio continente, dal Portogallo al Regno Unito. Dalla fascia tropicale africana dove finora era confinata, la catena dei contagi ha attraversato l’oceano andando a investire Usa, Canada e Australia.

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Come si trasmette il virus?

Questo virus, che finora si trasmetteva quasi esclusivamente in Africa, dopo morso di animali, nella fattispecie roditori, sta cambiando comportamento. Oggi si ritiene che i contagi avvengano prevalentemente attraverso scambio di saliva e di secrezioni, durante rapporti sessuali. L’agente infettivo penetra nell’organismo attraverso fessurazioni della mucosa (piaghe, ulcere della bocca, ragadi anali) e raggiunge i linfonodi, dove si moltiplica, producendo un lieve rigonfiamento delle ghiandole, febbre e dolori muscolari.

La malattia colpisce i gay in particolare?

Gli infettivologi affermano che la trasmissione uomo-uomo "non si può definire come una patologia a trasmissione sessuale o che riguarda in particolare gli omosessuali". In altri termini, chiunque può infettarsi durante un rapporto fisico. Inoltre non è escluso che si possa trasmettere tra familiari, come avviene nell’epatite C, per scambio di effetti personali, un pettine o uno spazzolino da denti infetto.

Ha senso vaccinarsi contro il vaiolo?

L’eventualità che si possa rendere necessario procedere a una immunizzazione dei contatti stretti con il vaccino antivaioloso appare, oggi, improbabile, ma c’è già chi si cautela. Ad esempio, il servizio sanitario inglese ha reperito dosi extra di vaccini anti vaiolo, da somministrare all’occorrenza, in quanto ritenute "efficaci anche contro il vaiolo delle scimmie". Secondo Filippo Anelli, presidente dei medici italiani (Fnomceo), l’allarme è fuori luogo, anche se i giovani risultano scoperti poiché mai vaccinati contro il vaiolo. Al momento in Italia è ancora presto per valutare la necessità di una eventuale profilassi con un vaccino.

Chi ha fatto l’antivaiolosa è più protetto?

Secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e vicepresidente del Comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma, tutte le persone che si sono vaccinate per quel virus hanno, e questo è dimostrato scientificamente, un certo grado di immunità, di capacità di difesa. "Oggi come oggi non esiste un vaccino contro questo monkeyvirus, ma è senza dubbio un virus molto simile a quello umano".

L’epidemia potrebbe dilagare?

Tendenzialmente questo vaiolo è destinato a riemergere sporadicamente, con focolai isolati facilmente circoscrivibili. Guido Rasi, già direttore dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), ritiene che i casi di vaiolo delle scimmie siano destinati ad aumentare, ma dovrebbe esser possibile tenere l’infezione sotto controllo perché la diffusione di questo virus implica un contatto stretto, e non è una patologia diffusiva paragonabile al Coronavirus, che si diffonde per via aerea e attacca facilmente l’apparato respiratorio.