Vaiolo delle scimmie e Covid: le differenze tra i virus e perché non dobbiamo allarmarci

Mutazioni, trasmissione sessuale, vaccini, Covid: gli argomenti che fanno discutere di più

Roma, 20 maggio 2022 - Si moltiplicano i casi di vaiolo delle scimmie in sempre più paesi, con trasmissione uomo-uomo, e si infettano anche persone che non hanno fatto viaggi recenti in aree a rischio. Per l'Europa è la prima volta, ed è questo che stupisce le autorità sanitarie internazionali. Sebbene sia un caso curioso, secondo gli esperti per ora non abbiamo di che preoccuparci: ecco perché.

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Sommario

 

Il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia in conferenza stampa (Ansa)
Il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia in conferenza stampa (Ansa)

Vaiolo delle scimmie: come si trasmette, sintomi e mortalità. Cosa sappiamo

La situazione in Italia

"Non c'è nessun allarme da dare. Noi comprendiamo, come giusto che sia, un innalzamento della nostra soglia di sensibilità ed è quindi giustificato domandarsi se dobbiamo preoccuparci ma la nostra risposta da qui è ferma: nessun allarme e nessuna preoccupazione eccessiva". Così Francesco Vaia, direttore generale dell'Istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dove si è tenuta una conferenza stampa. Allo Spallanzani al momento ci sono tre giovani uomini in isolamento per aver contratto il virus, "in discrete condizioni e di buon umore", secondo Andrea Antinori, direttore dell'Unità Immunodeficienze virali. I tre pazienti non avevano contatti tra di loro; due sono tornati recentemente dalle Canarie, uno invece da Vienna. Destinazioni che normalmente non dovrebbero far scattare l'allarme: il vaiolo delle scimmie è diffuso soprattutto nelle parti boscose dell'Africa centrale e occidentale. 

Per fortuna, continua Vaia, "lo abbiamo preso in tempo": hanno già sequenziato il virus e probabilmente lo isoleranno entro lunedì o martedì. "Da lì potranno partire le classiche prove per vedere se il vaccino attualmente disponibile può essere neutralizzante o meno", spiega il direttore. 

I sintomi del vaiolo delle scimmie
I sintomi del vaiolo delle scimmie

Monitoraggio internazionale

Intanto anche gli organismi internazionali stanno monitorando con attenzione la situazione. L'Organizzazione mondiale della sanità ha convocato una riunione di emergenza dei suoi esperti per discutere dell'epidemia. I principali argomenti da trattare probabilmente saranno la trasmissione del virus, la prevalenza insolitamente alta negli uomini gay e bisessuali e anche la situazione delle vaccinazioni. La Commissione europea sta monitorando il virus in stretta collaborazione con le autorità sanitarie degli Stati membri, e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha già pubblicato ieri un primo rapporto sull'epidemia. "Il Comitato europeo per la sicurezza sanitaria si riunirà regolarmente per assicurare un flusso di informazioni regolare tra la Commissione, l'Ecdc e gli Stati membri", lo ha riferito il portavoce per la Salute Stefan de Keersmaecker, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

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Il paragone con il Coronavirus

Dopo due anni di pandemia, naturalmente ci si chiede quali possano essere le similitudini o le differenze con il Covid-19. Per ora sembra chi ci siano ben più differenze che punti in comune. In primis, il vaiolo delle scimmie si conosce bene già da tempo, esistono farmaci antivirali e anche vaccini anti-vaiolo approvati per affrontare un'eventuale diffusione della malattia. Anche per quanto riguarda la trasmissibilità, si tratta di due casi diversi: benché anche il vaiolo delle scimmie si possa contrarre tramite gocce di saliva nel respiro durante un contatto lungo faccia a faccia, il Coronavirus è molto più contagioso, quindi non è atteso un boom di casi paragonabile a quello del 2020. 

"I casi sono destinati ad aumentare ma dovrebbe esser possibile tenere l'infezione sotto controllo perché la diffusione di questo virus implica un contatto stretto, non è una patologia contagiosissima come il Coronavirus", conferma Guido Rasi, già direttore esecutivo dell'Agenzia Europea dei Medicinali (Ema). 

"Il Covid è stato uno tsunami e il guaio è stato quello degli asintomatici, ovviamente in termini di contagiosità e di diffusione della malattia. Nel caso di questa tipologia del vaiolo occorre avere vescicole, bolle, e serve un contatto diretto. La trasmissione della malattia avviene attraverso le bolle ed è quindi molto diversa da quella del Covid. In Italia si potrebbero avere qualche migliaio di casi, ma nulla paragonabile al Covid. Non avremo lockdown e zone rosse, insomma", afferma Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi di Milano. 

Le raccomandazioni per evitare il contagio sono sempre le stesse: "restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di sintomi caratteristici come vescicole o altre manifestazioni cutanee", si legge nel comunicato stampa dell'Istituto Superiore di Sanità. Come prevenzione, in primis, è importante evitare il contatto ravvicinato con persone che manifestano questi sintomi.

Il nodo delle mutazioni

"Per ora nessun allarme, ma dobbiamo mantenere alto il livello di attenzione, perché il virus diffondendosi potrebbe mutare e diventare più contagioso": è questo il consiglio di Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Secondo Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'università Statale di Milano, invece, "sembra logico ipotizzare" che il morbo identificato nelle ultime settimane sia già una variante dell'originale. "Di questo virus - ricorda La Vecchia - c'erano già due varianti, una in Congo e una nell'Africa occidentale in generale", quindi per l'epidemiologo è plausibile "che possa esserne comparsa un'altra in grado, pur con difficoltà, di trasmettersi da uomo a uomo anche al di fuori dall'ambiente africano".

Vaiolo delle scimmie: cosa dicono gli esperti

La questione della trasmissione sessuale

Si osserva un'incidenza insolitamente alta fra gli uomini, soprattutto tra omosessuali e bisessuali che hanno rapporti con altri uomini. La trasmissione avviene anche tramite l'atto sessuale (ma non solo), in quanto contatto stretto, e perché il virus contagia anche attraverso piccole lesioni. Tuttavia, sulla base delle informazioni che abbiamo a disposizione al momento, non si può definire una malattia a trasmissione sessuale e non riguarda in particolare la comunità gay. Per ora la prevalenza degli uomini infetti indica solo che "si è formato un cluster all'interno di questa comunità e nell'ambito di contatti personali stretti si è verificata una trasmissione", spiega Carlo La Vecchia. In più, continua, "la restrizione a un solo sesso indica che non c'è una trasmissione diffusa". 

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