ArchiveVaccino Covid, Draghi accelera: terza dose necessaria

Vaccino Covid, Draghi accelera: terza dose necessaria

Primi segnali di ripresa del contagio. In Italia ancora 7,6 milioni di over 12 non vaccinati. La strategia per non finire come la Gran Bretagna

Una fiala di vaccino contro il Covid (foto Imagoeconomica)

Una fiala di vaccino contro il Covid (foto Imagoeconomica)

Mario Draghi lo ribadisce da Bruxelles: "La terza dose del vaccino sarà necessaria". E "per certe categorie specialmente sarà fatta. Come sempre si procederà per ordine di importanza, fragilità, vulnerabilità, età". Tutti gli interessati riceveranno una dose ’booster’. Oltre che alle persone con sistema immunitario debilitato, agli ospiti delle Rsa e agli over 80, il governo ha allargato, a partire dall’8 ottobre, la platea dei destinatari a soggetti con patologie concomitanti e (a a 6 mesi dalla seconda dose) anche agli over 60: ovvero le stesse categorie alle quali è raccomandata la vaccinazione anti-influenzale.

"I contagi - annota il premier – sono molto più in salita in altri Paesi", ma anche "in Italia sono maggiori di pochi giorni fa". Il criterio di corretta vigilanza impone di valutare "se i contagi siano maggiori perché il numero tamponi è molto più elevato, visto che siamo passati da 300mila di media a oltre mezzo milione al giorno, o se dipenda dalla diffusione del virus". "Quello che è importante – rileva il premier – è che la campagna vaccinale continui ad andar bene. Questa è la differenza con altri Paesi". E ringrazia sia "i cittadini che si sono vaccinati" senza particolari patemi, sia quelli che "per vaccinarsi hanno saputo superare le loro legittime preoccupazioni".

Il bollettino Covid del 23 ottobre

Ieri a Comiso, in Sicilia, la terza dose è toccata alla signora Maria, classe 1914, felice di ripetere la profilassi. Perché il virus si batte con informazione, fiducia, attenzione: "Abbiamo mantenuto cautele che, ad esempio, in Inghilterra sono state abolite. Abbiamo fatto del nostro meglio e i cittadini hanno fatto del loro meglio", conclude Draghi, dialogante, nell’auspicio che almeno i No vax non ideologici prendano nota. E sono tanti.

Nonostante l’85,93% della popolazione over 12 (46.411.493 di connazionali) sia stato immunizzato con almeno una dose, nonostante l’81,9% (44.236.833) abbia completato il ciclo e quasi un altro milione di italiani abbia ricevuto dose addizionale o di richiamo come previsto per le categorie di appartenenza, all’appello dell’immunizzazione mancano ancora 7,6 milioni di italiani. "Il Green pass dovrebbe essere dato solo ai vaccinati, lo dico da tempo: mi rendo conto che ci vuole un periodo di transizione, ma ci arriveremo – dichiara il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza –. In Europa siamo in questo momento un modello virtuoso per come stiamo tutelando contemporaneamente la salute e l’economia".

Nell’ultima settimana – dal 12 al 19 ottobre – sale l’indice Rt nazionale (da 0,85 a 0,86), salgono i contagi in 17 regioni o province autonome con un’incidenza di 34 casi ogni 100mila abitanti, ma sono ancora in calo i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari. "Il tasso di occupazione in terapia intensiva – si legge nel report settimanale di monitoraggio di ministero della Salute e Iss – è in diminuzione al 3,9%, da 370 a 355". E diminuisce in parallelo anche il tasso di occupazione in aree mediche al 4,2%, da 2.665 a 2.423.

"Occorre completare i cicli di vaccinazione, tutelare i fragili, mantenere un capillare tracciamento dei casi e le misure di precauzione quando si verificano casi positivi", è la ricetta del presidente Iss Silvio Brusaferro, che sorveglia da vicino la nuova variante Deltaplus. "Si comincia con questi segnali che per ora sono timidi ma già ci proiettano verso l’arrivo di un colpo di coda del virus – avverte il virologo Fabrizio Pregliasco –. Con un’incidenza sopra i 50 casi per 100mila abitanti dovrebbero essere messe in campo contromisure. Io spero che non si arrivi ai numeri dell’Inghilterra. Si può non arrivare a quei numeri. Dobbiamo però essere molto flessibili e immaginare a questo punto anche una rivaccinazione dei più giovani, quelli sotto i 60 anni, a 6 mesi dalla seconda dose".