Vaccino Sputnik, l'esperto: "Siero russo efficace, ma aspettiamo ok dall'Ema"

Intervista a Stefano Vella, professore di salute globale alla Cattolica. "Infantile dire lo produciamo in Italia, ci vogliono strutture certificate"

L'arrivo di un carico di vaccino Sputnik in Tunisia (Ansa)

L'arrivo di un carico di vaccino Sputnik in Tunisia (Ansa)

Roma, 9 marzo 2021 - “C'è stato uno snobismo politico culturale che faceva storcere il naso sul vaccino russo, invece io dico che questi dello Sputnik hanno una esperienza importante che va avanti. Posso fare un paragone calcistico con la formazione del Leicester di Ranieri? Nessuno ci avrebbe scommesso, poi a forza di fare gol hanno vinto la Premier League”. Stefano Vella, professore di salute globale alla Cattolica, si dice ottimista sulle probabilità di riuscita dello Sputnik, pur con qualche distinguo.

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Questo vaccino russo è già distribuito in mezzo mondo, perché tante esitazioni da noi?

“La procedura lo richiede. I vaccini, quelli che si possono produrre e commercializzare in Italia, devono essere previamente autorizzati dall'Ema, l'agenzia europea dei medicinali. Sulla base dei dati presto ci diranno si o no. Io posso dire che lo Sputnik si preannuncia come un vaccino intelligente”.

In che senso?

“Non è propaganda. Gli scienziati a Mosca hanno avuto una buona idea, quella di preparare prima dose e richiamo con due adenovirus diversi, in questo modo il sistema immunitario dovrebbe rispondere meglio, senza perdere di efficacia”.

All'inizio l'annuncio di Putin sullo Sputnik fu accolto con cori di derisione, poi ci siamo ricreduti.

“I dati del mondo reale mostrano una buona riuscita laddove questo viene somministrato, non è che possiamo schifarlo. L'hanno autorizzato le autorità regolatorie in Russia, poi in Argentina. Ora questi dati devono essere esaminati anche da noi"

Perché l'Europa arriva in ritardo?

“Perché solo recentemente hanno presentato i dossier completi, quando erano pronti, visto che qui la procedura è più complessa, più esigente. Anche il vaccino Janssen, dell'americana Johnson & Johnson, del resto, arriva adesso. Non è colpa dell'Ema, perché a differenza di altre agenzie regolatorie tipo la Fda americana, da noi non viene rilasciata una autorizzazione transitoria in emergenza”.

Insomma, l'Europa concede una autorizzazione definitiva oppure niente, senza vie di mezzo. Ma questo vale per tutti.

“Ecco, per questo hanno aspettato di avere un dossier completo sullo Sputnik. Vorrei ricordare che parliamo di prodotti biotecnologici sofisticati, non è che li facciamo anche a Roccacannuccia, questa di dire facciamoli da noi in quattro e quattr'otto è infantile, ci vogliono strutture certificate. Anche in Russia, dove lo producono, ci sono bioreattori dedicati, stabilimenti che non si trovano a ogni angolo di strada. Anche aziende come Pfizer fanno accordi con altre industrie, in giro per il mondo, cedendo il brevetto”.

I contoterzisti?

“Ecco, in Italia abbiamo la capacità di realizzare macchine straordinarie, alludo a Ferrari, Maserati, Lamborghini, e anche in campo farmaceutico abbiamo in Italia stabilimenti che producono farmaci altamente tecnologici. Novartis produce le Car-T a Milano, medicina personalizzata, terapia genica per tumori e leucemie, quella è una tecnologia complessa, ben più di un vaccino. Abbiamo in Italia stabilimenti Eli Lilly, Pfizer, Sanofi e via dicendo. Ma se vogliamo realizzare questo specifico vaccino contro il Covid-19 in Italia occorre riconvertire impianti. Anche confrontare un vaccino contro un altro è insensato, sono tutti validi ma non si possono mettere sulla bilancia per dire questo si quello no. Astrazeneca funziona eccome. Sono tutti validi”.

Però c'è sempre il nodo delle licenze, dell'autorizzazione.

“Ma succede anche quando devi metterti al volante di un'auto. Se hai una patente presa in Uruguay poco importa, devi superare gli esami di scuola guida in Italia. Lo stesso vale per i farmaci sottoposti al giudizio dell'Ema. Io dico che il vero problema,in questo momento in Italia, non è la mancanza vaccini, che mi pare stiano arrivando. Dobbiamo mettere in piedi una organizzazione logistica che sia in grado di produrre 300mila vaccinazioni al giorno, ecco perché è stato mobilitato un generale esperto nella logistica, che deve bissare i successi ottenuti a Londra e in Israele nelle vaccinazioni. Quindi non si tratta di fare il tifo pro o contro lo Sputnik, è un vaccino che piace, che sarà utile averlo come saranno utili gli altri, quando saranno approvati. Oggi dobbiamo piuttosto pensare a far funzionare l'Esercito e la Protezione civile, preparare l'infrastuttura perché di vaccini ne avremo bisogno, e ne dovremo somministrare tanti”.

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