"Vaccino prima ai magistrati? È un abuso". Di Pietro accusa: la legge vale anche per loro

La requisitoria dell’ex pm di Mani Pulite. "Assurda la minaccia di fermare i processi. Il lavoro della cassiera è indispensabile e più rischioso"

Antonio Di Pietro, 70 anni. L’ex pm di Tangentopoli ora fa l’avvocato e l’agricoltore

Antonio Di Pietro, 70 anni. L’ex pm di Tangentopoli ora fa l’avvocato e l’agricoltore

"Stavo buttando il concime e non ho visto subito il messaggio. Di che cosa si tratta?".

Buongiorno Di Pietro, volevamo chiederle che cosa pensa di questa presa di posizione dei suoi ex colleghi magistrati. Hanno detto che, se non vengono vaccinati prima degli altri, potrebbero sospendere l’attività giudiziaria.

"Allora, partiamo da una premessa. In un’aula di giustizia, durante le udienze di un processo, chi c’è? Escludiamo pure il pubblico perché c’è la pandemia. Dunque: ci sono i magistrati, gli avvocati, gli imputati, i testimoni, i cancellieri, gli uscieri. E un cartello con scritto: la legge è uguale per tutti. E allora, perché soltanto i magistrati dovrebbero essere vaccinati in via prioritaria?".

Già: perché?

"Io penso questo: il vaccino è un diritto per tutti. Quindi ogni cittadino avrebbe diritto a essere vaccinato subito, adesso, in questi giorni. Ma siccome non ci sono vaccini sufficienti, bisogna proteggere per primi i più deboli. Gli anziani e i malati".

I magistrati quindi sbagliano a chiedere di essere inseriti nelle liste prima degli altri?

"Non direi che sbagliano. Sbagliare vuol dire commettere un errore. E questo non è un errore: è un abuso. Chiamiamo le cose con il loro nome".

Addirittura un abuso...

"Sì, perché i magistrati conoscono, devono conoscere la legge. E sanno, devono sapere che la legge non concede loro alcuna priorità rispetto agli altri cittadini".

Ma dicono: la nostra è una professione senza la quale non si può andare avanti.

"E questo è peggio ancora che un abuso: è un ricatto. Sanno che c’è bisogno del loro lavoro e minacciano: se non ci vaccinate per primi, blocchiamo la giustizia. Ma se vogliamo parlare di professioni di cui tutti abbiamo bisogno, allora dico che una cassiera del supermercato viene sicuramente prima dei magistrati. Una cassiera è sicuramente indispensabile ed è sicuramente più a rischio di contagi".

Lei è vaccinato?

"No. Ho più di settant’anni e due stent nella coronaria sinistra. Quella destra è chiusa al 55 per cento e devo essere operato. Ma gli ospedali sono intasati e debbo rimandare l’intervento".

Non poteva chiedere...

"Un favore? Guardi mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se volevo far passare l’intervento come urgente. Ho risposto con una domanda: secondo voi c’è davvero urgenza? No, mi hanno detto. E allora non ho voluto passare davanti alla fila, perché ci sono malati più gravi di me. Io tutto sommato sto bene, faccio il contadino, vivo all’aria aperta, giro con il trattore. Farmi operare adesso sarebbe stata una furbata. Lecita, ma una furbata".

Senta Di Pietro, ai suoi tempi, e anche grazie alle sue inchieste, la magistratura godeva di un consenso altissimo fra gli italiani. Poi qualcosa è cambiato. Adesso non pensa che i suoi ex colleghi, con iniziative come questa sul vaccino, compromettano ulteriormente l’immagine della magistratura?

"Certo che quest’uscita danneggia l’immagine. La magistratura viene vista come una casta. Una professione necessaria al Paese che sfrutta il proprio ruolo per raggiungere un fine, un privilegio. Quanto al confronto con i miei tempi, per favore: non mischiamo il grano col loglio".

Cioè?

"È cambiato molto, dai tempi di Tangentopoli. In questi ultimi anni c’è stata una degenerazione del sistema inquirente. Una degenerazione che coinvolge una parte della magistratura e che ha un’aggravante: chi degenera è in buona fede, cioè non sa e non capisce quanto sta sbagliando. Quando facevo il pm io, se si trovava un reato si cercava il colpevole. Adesso spesso prima si cerca il colpevole, poi ci si dà da fare per trovare un reato da contestargli. Per capirci meglio: si è passati dal magistrato becchino al magistrato poliziotto. Io trovavo il morto e poi cercavo l’assassino; adesso trovano l’assassino e poi cercano un morto".

A volte si contestano reati che...

"Non me ne parli. Ci sono reati creati all’interno di altri reati, e mi scusi il gioco di parole. Come inventarsi l’abuso d’ufficio quando proprio non si può provare la corruzione, perché non c’è".

Lei di corruzione se ne intende. Ai tempi di Mani Pulite diceva che era una prassi. La famosa "dazione ambientale", ricorda?

"E come no. Ma adesso si contesta la corruzione anche dove non esiste proprio. Sto difendendo, come avvocato, un medico al quale una casa farmaceutica ha pagato un viaggio in Giappone, dove l’aveva invitato a un convegno. Ma dico io: e si doveva pure pagare le spese, questo medico? E poi: chi ci deve andare a un convegno a parlare di medicina, se non un medico? Io che rovescio il concime?".

Anche sui politici c’è troppa pressione giudiziaria?

"Ma certo. Posso dirle una cosa? Per me anche Salvini è innocente. Cioè: non condivido quello che ha fatto. Ma era ministro di un governo che sapeva benissimo quello che stava facendo Salvini. E che facevano gli altri, in Consiglio dei ministri? Stavano a guardare? Si lavavano le mani come Ponzio Pilato? Forse sì, si sono lavati le mani come Ponzio Pilato. Ma Ponzio Pilato è colpevole della morte di Cristo! E allora dovrebbero essere processati tutti. Non Salvini solo".

C’è qualcosa di cui si pente, Di Pietro?

"Sì, di una cosa: di avere creato i dipietrini".

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