Vaccini Pfizer e Moderna: seconda dose può slittare. Cts: "Richiamo a 42 giorni"

La circolare del ministero della Salute: "Rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati"

Hub vaccinale (Ansa)

Hub vaccinale (Ansa)

Roma, 5 maggio 2021 - È "raccomandabile" un prolungamento nella somministrazione della seconda dose dei vaccini Pfizer-BioNtech e Moderna "nella sesta settimana dalla prima dose", quindi dopo circa 42 giorni. E' quanto segnala la circolare del ministero della Salute, con cui si trasmette il parere del Cts in merito all'estensione dell'intervallo tra le due dosi dei vaccini a mRNA, il cui richiamo finora è previsto dopo 21 e 28 giorni. Il Cts rimarca che "rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati". E, proprio sulla base di questo, gli esperti raccomanderebbero un prolungamento nella somministrazione della seconda dose.

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"In relazione all'evoluzione nella conduzione della campagna vaccinale contro Sars-CoV-2 - si legge in un estratto del verbale del Comitato, datato 30 aprile - il Cts rimarca che rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati che, in ragione di connotazioni anagrafiche o per patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di Covid-19 marcatamente gravi o addirittura fatali. Sulla scorta di questa considerazione, pur a fronte di studi registrativi che indicano come l'intervallo tra la prima e la seconda dose dei vaccini a Rna (Pfizer/BioNtech e Moderna) sia di 21 e 28 giorni rispettivamente, è raccomandabile un prolungamento nella somministrazione della seconda dose nella sesta settimana dalla prima dose". 

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"Questa considerazione - motivano gli esperti - trova il suo razionale nelle seguenti osservazioni: la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l'efficacia della risposta immunitaria; la prima somministrazione di entrambi i vaccini a Rna conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un'elevata percentuale di casi (maggiore dell'80%); in uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di Covid-19, si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile".  "Il parere - conclude il Cts - potrà in futuro essere supportato da ulteriore approfondimento epidemiologico su: letalità per fascia d'età, infetti per fascia l'età (dati correnti delle nuove infezioni), stima degli infetti modellizzata anche rispetto ai dati dello studio di prevalenza". 

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