Vaccino Covid: i nuovi dati sull'efficacia. Dopo quanto cala la protezione con Omicron

Diffuso il report Iss. La terza dose protegge al 72% dal rischio contagio. Con la variante aumenta il rischio reinfezione

Roma, 19 marzo 2022 -  Arrivano più conferme che sorprese sull'efficacia del vaccino anti Covid e in particolare della terza dose (seconda per chi ha fatto Johnson&Johnson). I nuovi dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità nel Report integrale pubblicato oggi dicono che il booster è un buon filtro contro il contagio, anche se la protezione resta intorno al 72%. Dopo 4 mesi dalla seconda dose (o prima per chi ha ricevuto J&J) l'efficacia scende invece sotto al 50%. Resta alto lo schermo contro le forme gravi della malattia per chi ha ricevuto la terza dose, scendendo al 76% in chi ha completato il ciclo vaccinale da 120 giorni. Con il passare dei mesi, il report raccoglie informazioni sempre più affinate sui sieri. Numeri che si aggiornano tenendo conto dell'impatto di Omicron che conta ora in Italia il 99,9% dei casi (dati 7 marzo). In queste ultime settimane è cresciuta la sottovariante Omicron BA.2 che è pari al 44,2% e risulta prevalente in diverse regioni. Ma vediamo i dati Iss nel dettaglio, premettendo che per efficacia si intende la "riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati". 

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Sommario

Rischio contagio

Secondo l'Iss, l'efficacia del vaccino nel ridurre il rischio di infettarsi con Sars-CoV-2 è pari al 72% nei vaccinati con booster rispetto ai non vaccinati. Tra coloro che hanno completato il ciclo vaccinale (quindi due dosi eccetto chi ha fatto il monodose Johnson&Johnson) entro 90 giorni la protezione scende al 52%, passa al 43% tra i 91 e 120 giorni dalla vaccinazione, e al 48% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale. Sembra esserci quindi un calo dell'efficacia tra il 91esimo e il 120esimo giorno 

Malattia grave

Ben più alta la protezione dai casi gravi. Per chi ha ricevuto la dose booster  il vaccino anti- Covid ha una efficacia nel prevenire casi di malattia severa del 92%, percentuale che scende al 73% nei vaccinati con ciclo completo (due dosi o monodse J&J) da meno di 90 giorni, risale al 76% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, attestandosi sempre al 76% in quelli che hanno completato il ciclo da oltre 120 giorni.

L'efficacia dei vaccini anti Covid
L'efficacia dei vaccini anti Covid

Bambini e adolescenti

L'Iss nel suo monitoraggio traccia il consueto quadro della pandemia. Risulta in calo da tre settimane la percentuale dei casi segnalati in età scolare (26%). Negli ultimi 7 giorni il 15% dei casi è nei bambini sotto i 5 anni, il 39% nella fascia 5-11 anni, il 46% in quella 12-19 anni. A livello generale, sul fronte dell'incidenza, nella fascia 10-19 anni si registra il più alto tasso a 14 giorni, 1.695 per 100mila abitanti, mentre tra 70-79 anni il valore più basso, 556 casi per 100mila abitanti. In aumento l'incidenza a 14 giorni nelle fasce 10-19, 20-29, 50-59, 60-69 e 70-79 anni.

Terapie intensive e ricoveri

Continua a essere significativo il divario tra il tasso di ricoveri in terapia intensiva per i non vaccinati over 12  e quello dei vaccinati con booster. Quello dei primi risulta di circa 13 volte più alto rispetto a chi ha effettuato la terza dose (1 ricovero per 100mila) e 4 volte più alto (16 ricoveri per 100mila abitanti) sui vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (4 ricoveri per 100mila). Non si discosta dal dato della scorsa settimana il tasso di mortalità che tra i non vaccinati è di 15 volte più alto sui vaccinati con booster (6 decessi per 100mila abitanti). Per l'ospedalizzazione, tasso 8 volte più alto nei non vaccinati sui vaccinati con booster.

Reinfezioni

Nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è pari a 3,2%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,3%). Nel Report si sottolinea che "l'analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l'inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1)". In sintesi chi rischia di più sono coloro che sono stati contagiati da oltre 7 mesi e coloro che hanno ricevuto il vaccino da oltre 4 mesi. 

In particolare, il rischio cresce nei soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni (circa sette mesi) rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi di Covid-19 fra i 90 e i 210 giorni precedenti. Nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi (verosimilmente per la maggior presenza di donne in ambito scolastico dove viene effettuata una intensa attività di screening e per funzione di caregiver in ambito famigliare); nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. "Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d'età superiore ai 60 anni", scrive l'Iss. Anche più rischi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.