"Col piano vaccinale siamo indietro, non c’è dubbio. I motivi possono essere tanti: mancano le dosi, che non stanno arrivando alla velocità promessa. Per contenere morti e malati, a questo punto, sarebbe opportuno vaccinare tutte le persone che possiamo con le fiale che abbiamo e rimandare il richiamo tre mesi, consentendoci arrivare all’estate, sperando che il virus rallenti. Nel frattempo, si potrebbero percorrere altre vie, aumentando i siti produttivi in Europa o magari acquistando i vaccini sul mercato, da quei Paesi che ne hanno più. O, ancora, puntare sullo Sputnik dei russi". Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto Ricerche farmacologiche Mario Negri Milano, ha le idee chiare sui motivi che stanno facendo rallentare la campagna vaccinale in Italia, ma anche su come sarebbe possibile ovviare al problema. Covid, ok al vaccino dal medico di base: come funziona Covid: i vaccinati in Italia in tempo reale Professore, perché non marciamo al ritmo che ci era stato promesso? "Mancano le dosi. L’Italia e l’Europa sono inetro rispetto a Usa, Nuova Zelanda e anche Israele. Tutto sommato siamo stati efficienti rispetto alla quantità vaccini ricevuta finora. l negoziati sottoscritti tra le case farmaceutiche produttrici e l’Ue dovrebbero essere rivisti. Perché il problema sta lì". Quin la vaccinazione a rilento pende dagli accor con le aziende produttrici che non hanno rispettato quanto promesso? "Non conosco gli accor, né se altri paesi abbiano pagato più per avere più. Pare si sia innescato un problema produzione, almeno a sentire Pfizer e AstraZeneca, che a un certo punto si sono accorte non riuscire a produrre come e quanto avrebbero voluto". Come si esce da questo imbuto? "Se le nazioni europee si unissero e lavorassero in modo sinergico per aumentare i siti produttivi, avremmo un’accelerazione notevole. Mi rendo conto che non sia facile. Non solo per una questione sol". Alcune ...
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