Vaccino Covid, caos quarta dose: aspettare o vaccinarsi?

Hanno fatto la quarta dose solo 1.291.979 cittadini, ovvero il 29,21 % della potenziale platea 2ª dose booster. Un flop che rischia di alzare il numero dei malati e degli ospedalizzati

La somministrazione di un vaccino anti Covid (Ansa)

La somministrazione di un vaccino anti Covid (Ansa)

Il dubbio è: meglio attendere l'autunno per avere i nuovi vaccini "aggiornati" o proteggersi subito con la quarta dose del vaccino anti Covid "vecchio stile"? Anziani e fragili, i candidati alla seconda dose booster o quarta dose sono frastornati, anche perché ricevono input di segno diverso. E non è un caso che la vaccinazione stia procedendo con il freno a mano tirato.

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Con Circolare 8 aprile 2022 il Ministero ha raccomandato la somministrazione di una seconda dose di richiamo (second booster o quarta dose) per le seguenti categorie, dopo un intervallo minimo di almeno quattro mesi (120 gg) dalla prima dose di richiamo: persone di 80 anni e oltre; ospiti dei presidi residenziali per anziani; persone di 60 anni e più con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti. sia il ministero, sia l’Istituto Superiore di Sanità e sia l’Agenzia del Italiana del Farmaco (Aifa) hanno indicato che “la massima priorità resta quella di vaccinare chi non ha ancora ricevuto la terza dose e di somministrare la quarta a quei soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria legata a patologie croniche o trattamenti farmacologici e ai soggetti sottoposti a trapianto di organo”. Le categorie a rischio possono essere trovate qui. Ma molti, moltissimi, non lo fanno.

Secondo l'Unità per il completamento della campagna vaccinale sono 349.803, ovvero il 44,20 % della popolazione immunocompromessa potenzialmente oggetto di dose booster, gli italiani che hanno che ha ultimato il ciclo vaccinale con secondo richiamo da almeno 4 mesi. Anora peggio va con gli anziani.

I vaccinati con quarta dose qui sono 932.800, pari appena al 21,09 % della popolazione oggetto di seconda dose booster che ha ricevuto la somministrazione da almeno 4 mesi. A questi vanno aggiunti altri 359.179 cittadini pari all'8,12 % della popolazione potenzialmente oggetto di 2ª dose booster dopo essersi ammalati ed essere guariti pur avendo avuto la  1ª dose booster da al massimo 6 mesi. Il totale fa 1.291.979 cittadini, ovvero il 29,21 % della platea 2ª dose booster. Meno di uno su tre della platea.

A questo si aggiungono forti differenze tra regioni. "Il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi agli immunodepressi - osservava recentemente la Fondazione Gimbe - è del 42% con nette differenze regionali: dal 9,7% della Calabria al 100% del Piemonte". Osservando la tabella del report Gimbe si nota che in fondo alla classifica delle coperture della quarta dose ci sono la Calabria (9,7%), il Molise (9,9%), la Basilicata (12%). Mentre in testa oltre al Piemonte (100%), troviamo la Valle d'Aosta (86,3%), l'Emilia Romagna (81,2%) per poi scendere al 58,7% della Toscana. Il Lazio è al 38,7% e la Lombardia al 28%.

“In questa fase di netto aumento della circolazione virale – chiosa il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – è inaccettabile che la somministrazione delle quarte dosi per i pazienti vulnerabili rimanga al palo, peraltro con rilevanti diseguaglianze regionali.  Il calo della copertura vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni dalla terza dose, l’incremento della mortalità negli over 80 e il consolidamento delle evidenze scientifiche sull’efficacia della quarta dose nel ridurla impongono di accelerare ora la copertura con la quarta dose in tutti i pazienti inseriti nella platea”. Infatti, i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) dimostrano che il tasso di mortalità per 100.000 abitanti scende dal 2,14 nei non vaccinati a 0,40 nei vaccinati con il ciclo primario, a 0,29 ai vaccinati con 3 dosi e a 0,03 nelle persone che hanno effettuato la quarta dose: in altri termini il rischio di mortalità rispetto ai non vaccinati si riduce dell’86% in chi ha effettuato 3 dosi e del 99% in chi ha ricevuto la quarta dose".

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Molti potenziali fruitori della quarta dose temono che fare un faccino pensato per ben altre variati protegga poco e procrastinano, anche se siamo nel bel mezzo di una ondata vaccinale che dovrebbe raggiungere il suo picco prima di fine luglio. Una strategia che rischia di far pagare un alto prezzo. “La quarta dose _ ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco _ fa aumentare gli anticorpi in modo rapido: dopo 8 giorni sono già al massimo. Si stima che l'ondata avrà il picco fra il 15 e il 30 luglio con 150mila casi. Poi però impiegherà tutto agosto per scendere. E due mesi è la protezione offerta dalla quarta dose”.

Ma c'è anche chi la pensa diversamente, soprattutto ipotizzando a una quarta dose estesa a tutti (strategia che peraltro non è in atto). "Non stiamo pensando a rendere obbligatoria la quarta dose di vaccino anti Covid ma sicuramente va  estesa ad altre categorie", ribadisce il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. «Effettuare una quarta dose con un vaccino sviluppato per un virus diverso da quello attualmente in circolazione potrebbe non essere la migliore strategia contro la pandemia», frena Mario Galgani, immunologo dell’Università di Napoli Federico II. «Non ha molto senso ripetere una quarta dose a 2-3 mesi dalla terza con un preparato non aggiornato», concorda Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano.

Da un punto di vista medico, la quarta dose, come ha sottolineato Cartabellotta, funziona. Uno studio condotto su oltre 500.000 persone di età superiore ai 60 anni pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine ha dimostrato che la quarta dose di vaccino, rispetto a chi aveva ricevuto soltanto la terza, ha ridotto il rischio di ospedalizzazione e decesso, rispettivamente, del 64% e 78%. Un secondo studio su oltre 180.000 persone pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che la quarta dose di vaccino, rispetto alla terza, riduce il rischio di ospedalizzazione del 72% e di morte del 76%. Un altro e più recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha utilizzato i dati provenienti da oltre 1,2 milioni di persone con più di 60 anni per le quali era indicata la quarta dose, ha evidenziato una riduzione delle forme gravi di malattia di 3,5 volte rispetto a chi aveva ricevuto solo la terza dose almeno 4 mesi prima. Riduzioni importanti, specialmente per categorie a rischio.