Vaccino Covid, quanto dura la copertura: richiami, quarta dose, ricadute

Ora che la popolazione può esibire Green pass con validità illimitata viene spontaneo chiedersi: ma quanto dura la copertura dopo la terza dose?

Ecco, ci risiamo, vorremmo partire con il primo volo per riconquistare la libertà perduta, e alla fine si rimane a terra: un tampone sballato, viaggio rovinato. Si sono allentati i paletti, ma lo spettro del Covid continua ad aleggiare nell'aria e ci tiene sotto scacco. Ora che la popolazione può esibire un Green pass con validità illimitata viene spontaneo chiedersi: ma quanto dura la protezione dopo la terza dose del vaccino mRna anti-Covid?

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Quanto dura la copertura

Cala la copertura dopo quattro o cinque mesi dall'ultima iniezione. Non è un'opinione, sono dubbi sollevati dal Centers for Disease Control and Prevention riportati dai media americani. Le autorità sanitarie prendono campioni di popolazione vaccinata, eseguono misurazioni periodiche, a intervalli di tempo prestabili, e probabilmente riescono pure a valutare la perdita progressiva di memoria immunitaria. Queste amnesie, se ci passate la licenza, questo presunto calo di efficacia delle difese col passare dei mesi, rende più verosimile la possibilità che alcuni americani, soprattutto le categorie più a rischio, possano aver bisogno di una quarta dose. Ovviamente questi richiami, se saranno necessari, dovrebbero essere eseguiti preferibilmente con vaccini aggiornati alle mutazioni che vanno per la maggiore.

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I richiami

Sull'ipotesi di essere sottoposti a ulteriori richiami vecchia maniera, a oltranza per tutti, si registra un coro di no. Anche nei confronti delle persone immunodepresse si auspicano d'ora in avanti richiami annuali con prodotti aggiornati alle varianti. I CDC americani, a parte i dubbi cui si accennava sopra, hanno appurato che, durante l'ultima ondata sostenuta dalla variante Omicron, l'efficacia del vaccino nel riuscire a scongiurare il ricovero ospedaliero è stata del 91% durante i primi due mesi dopo una terza dose, ed è rimasta elevata, al 78%, quattro o più mesi dopo una terza dose. I booster si sono dimostrati all'altezza, si tratta di vedere quali saranno gli sviluppi della pandemia: mutazioni da inseguire o affievolimento progressivo della virulenza?

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Le ricadute

Capita sempre più spesso di sentire di persone trivaccinate che si ammalano di forme lievi, simili all'influenza. Eppure da quel momento, a differenza di quanto accadeva anni addietro con una sindrome influenzale, scattano cautele che ci riportano alla mente gli arresti domiciliari. “Ci troviamo nella fase in cui il tentativo di trasformare il Covid in una malattia normale induce nelle persone sentimenti contrastanti”, ha scritto Marcello Tavio, primario universitario ad Ancona e past president Simit, Società italiana malattie infettive. “Da un lato – osserva lo specialista - c’è il desiderio, assolutamente legittimo, di ritornare alla vita precedente, dall’altro la paura di un nuovo colpo di coda dell’epidemia, che sarebbe il quinto, in Italia”. E allora, ci sono davvero le condizioni per normalizzare la situazione? La risposta, fatti tutti i distinguo e gli scongiuri, è un deciso per l'ex numero uno degli infettivologi italiani, e per tanti altri esperti.

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E la quarta dose?

Sulla possibilità di procedere ad una quarta dose di vaccino anti-Covid c'è scetticismo. "Personalmente – ha dichiarato l'immunologa Antonella Viola dell'Università di Padova - non credo ci saranno richiami per tutti, forse estesi ad alcune fasce della popolazione. Dipenderà da come andrà la diffusione di eventuali nuove varianti, serve essere flessibili”. “Non sarà una quarta dose ma un richiamo, speriamo annuale”, ha dichiarato da parte sua Nicola Magrini, direttore generale Aifa, intervenuto a Elisir su Rai3. “Novavax dovrebbe arrivare il 24 di questo mese ed essere disponibile”, ha aggiunto il farmacologo, sottolineando che si tratta di un vaccino proteico come quelli antinfluenzali e sarà una piccola integrazione rispetto agli altri vaccini a mRna. Alcuni sembrano preferirlo, quindi Novavax sarà presto un'opzione per tutte quelle persone che vogliono comunque vaccinarsi.

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Il vaccino agli adolescenti

In Brasile, il ministero della Salute ha iniziato a raccomandare la somministrazione della quarta dose dei vaccini anti-Covid per gli adolescenti immunodepressi di età compresa tra i 12 e i 17 anni. Le prime tre dosi saranno considerate primarie e la quarta servirà come rinforzo, secondo il dicastero. La quarta dose di richiamo deve essere somministrata 4 mesi dopo la terza dose del regime primario. In questi casi può essere utilizzato solo il vaccino di Pfizer. Il vaccino americano è anche l'unico che può essere ricevuto dagli adolescenti immunodepressi nel regime primario (prime tre dosi).

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La previsione

Massimo Clementi, virologo al San Raffaele di Milano, prova a delineare lo scenario della pandemia nei prossimi mesi: “Rimarrà con noi questo virus – dice il titolare del laboratorio di microbiologia - probabilmente sarà stagionale. Non è ancora un raffreddore, ma siamo sulla strada giusta. Presto potremo tornare a dimenticarcene o quasi. Una quarta dose non ci sarà, ma potrà essere studiato un richiamo per le categorie più fragili. Evitiamo però di abbassare la guardia”.

L'incertezza delle amministrazioni

Le amministrazioni regionali si muovono in ordine sparso. La Regione Piemonte, ad esempio, ha fatto trapelare alle aziende sanitarie la notizia che il ministero della Salute l'aveva autorizzata a procedere con la convocazione di oltre 58mila soggetti immunodepressi del Piemonte, poi però arriva la marcia indietro del ministero: "La quarta dose, esclusivamente per gli immunocompromessi – è stata la precisazione - è oggetto di valutazione da parte della comunità scientifica. Solo dopo il pronunciamento di Aifa potrà eventualmente essere autorizzata".

La protezione dell'infezione

Una infezione da Sars-CoV-2 per quanto blanda potrebbe fornire all'organismo una protezione duratura forse anche superiore alla vaccinazione. Lo rivela uno studio condotto allo Sheba Medical Center di Ramat Gan, in Israele. I medici hanno valutato la performance degli anticorpi prodotti in risposta all'esposizione al virus confrontandola con individui che avevano completato il ciclo di vaccinazione a due dosi di Pfizer BioNTech mRna, e non avevano mai contratto l'infezione. I ricercatori concludono che il livello di anticorpi cala con il tempo sia nei guariti (mai vaccinati) sia nei vaccinati mai contagiati. "Con Omicron – hanno scritto gli autori - i vaccinati sono meglio protetti da malattie gravi, tuttavia la quarta dose di vaccino, ora somministrata a molti over 60 e agli immunocompromessi, non sembra essere protettiva contro l'infezione. Le persone più interessanti da seguire ora sono probabilmente quelle guarite da varianti precedenti e poi reinfettate e guarite da Omicron. Ipoteticamente, dovrebbero avere prestazioni anticorpali molto elevate contro la maggior parte delle varianti".

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