Poche dosi di vaccino anti-Covid, allarme delle Regioni. "I piani di luglio a rischio"

In Campania e Lazio le situazioni più critiche. Ma Palazzo Chigi tira dritto: "Non c’è nessuna emergenza"

Vaccino Covid (foto Alive)

Vaccino Covid (foto Alive)

In ritardo, ma l’estate è arrivata. Il problema è che ritardano anche i vaccini. E quest’anno le due parole vanno insieme, come nei bei tempi andati a combaciare erano i termini ’estate’ e ’ombrellone’. Non solo perché è in queste settimane che si deve fare "il grande balzo in avanti" nella campagna di immunizzazione ma soprattutto perché aver ricevuto o meno il farmaco può pesantemente condizionare la villeggiatura come ben sanno i ragazzi che stanno facendo i salti mortali per poter sventolare l’ambito certificato verde Covid-19 grazie al quale potranno assistere ai concerti o andare in discoteca o partecipare a feste dopo una cerimonia. Le Regioni, però, complice la lotta alla variante Delta, da qualche giorno suonano a distesa la sirena d’allarme: le dosi scarseggiano, siamo molto al di sotto della percentuale di giugno, così non ce la faremo a tenere il passo.

Bollettino Covid del 27 giugno 2021

In Campania, dove spesso si sono concentrate le tensioni tra governo locale e governo centrale, il vuoto sembrerebbe di dimensioni paurose: "Ci è arrivato il 15-20 per cento in meno delle forniture previste – scandiscono nell’entourage del governatore De Luca – abbiamo dovuto rifare il piano, a stento riusciremo a fare solo i richiami". Ma anche in una regione come il Lazio, dove invece tutto è andato sempre per il meglio, il nervosismo sale. "Ci servono 100mila dosi Pfizer entro luglio, altrimenti a metà mese dovremo spostare le prime somministrazioni di una settimana", avverte l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Un problema amplificato dal fatto che qui, come in Lombardia, ad agosto è prevista l’ondata di ferie per cui la campagna di vaccinazione va chiusa prima. Ancora, la Basilicata che dall’11 rischia di sospendere almeno una parte delle prime dosi. Il piatto piange anche in Veneto: nelle prossime due settimane è previsto un calo del 40% nella consegna di vaccini. Ma il presidente Zaia, spirito parsimonioso, dice che ha dosi sufficienti per far fronte al taglio. Invece in Piemonte, dove ce ne saranno 162mila in meno, sono in programma due ’check’ a settimana con la struttura commissariale per mettere mano ad eventuali criticità. Non meno allarmata l’Emilia-Romagna: un piccolo calo, affermano a Bologna, siamo in grado di reggerlo ma se arriva a percentuali significative, magari a quel 40-50 per cento paventato da qualcuno "salta tutto il piano". E la Lombardia, che della possibilità di rifare per intero il piano aveva parlato per prima per bocca del presidente Attilio Fontana rincara: "In bilico le nuove prenotazioni". Meno estrema la posizione della Toscana che di passo indietro non parla: faremo i conti domani. Si distinguono le Marche: "Noi siamo a posto – spiega l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini – .Abbiamo fatto la programmazione sulla base dei 12-13mila vaccini quotidiani previsti per noi dal commissario Figliuolo, però se avessimo i vaccini saremmo in grado di farne 20-25mila al giorno".

Insomma: messa così la situazione sembra grave. Ma se ci si sposta al centro, e cioè nel quartier generale del commissario, i toni si rovesciano completamente. Qui l’emergenza viene, se non proprio negata, almeno minimizzata: "A luglio saranno disponibili 14.5 milioni di dosi tra Pfizer e Moderna (3.4milioni sono attese mercoledì nell’hub di Pratica di mare) contro i 15.3 milioni di giugno. La flessione complessivamente è del 5%. Aspettiamo un attimo prima di parlare di allarmi". Più o meno simili i concetti espressi a Palazzo Chigi: "Non c’è nessuna emergenza".

È probabile che la preoccupazione del commissario e del governo non sia sovrapponibile del tutto a quella delle Regioni. Per Roma, infatti, l’essenziale è garantire che la vaccinazione di massa sia portata a termine per l’inizio dall’autunno, quando cioè si dovranno fare i conti con il rischio di una terza ondata e con quella variante Delta che, secondo il professor Galli sta ai vaccini come un atleta del salto con l’asta alla barriera. Da questo punto di vista la tranquillità è massima: "Riusciremo a vaccinare l’80% degli italiani entro la fine di settembre", assicura lo staff di Figliuolo. Ma le dita le tengono incrociate a Roma come nei capoluoghi di Regione.