Vaccini Covid, l'Austria punta sullo Sputnik. Rezza: serve l'ok dell'Ema per siero russo

Colloquio Putin-Kurz per la fornitura e anche per una "produzione congiunta". L'Italia a quota 4 milioni di dosi

Il vaccino Sputnik

Il vaccino Sputnik

Roma, 26 febbraio 2021 - L'emergenza Covid, con i dati dei contagi in crescita (anche a causa delle varianti) e la mappa dei colori delle regioni appena modificata, in peggio, riporta in primo piano la questione vaccini, con il nostro Paese che arranca per numeri di vaccinati (qui la dashboard in tempo reale)) e disponibilità delle dosi: oggi in Italia si è arrivati a quota 4 milioni (3.998.727 per la precisione, con 1.370.373 persone vaccinate con doppia dose). Insomma, ancora non ci siamo, cosa che preoccupa non poco il governo: la parola d'ordine è accelerare, come ha ripetuto non più tardi di ieri il premier Draghi alla Ue, che ha strigliato le case farmaceutiche.

All'estero, mentre il Regno Unito è arrivato a quasi 20 milioni di dosi somministrate, da segnalare il colloquio Putin-Kurz volto a una possibile fornitura all'Austria del vaccino russo Sputnik, con l'idea anche di avviare una "produzione congiunta" del siero. In caso di via libera, l'Austria diventerebbe il secondo Paese dell'Ue a ricevere il vaccino russo, dopo l'Ungheria, mentre ieri è cominciata la somministrazione dello Sputnik a San Marino.  Nei giorni scorsi la rivista scientifica Lancet ha dato parere sostanzialmente positivo allo Sputnik, rilevando che risulta sicuro ed efficace per oltre il 90%.

Rezza e il dubbio sulla doppia dose

Sull'idea di aspettare a inoculare la seconda dose di vaccino per proteggere più persone possibile (come fatto in Gran Bretagna), Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute spiega: "Il razionale per vaccinare con una sola dose è quello di coprire nel tempo minore più persone e ottenere un effetto di popolazione forte. Posso in qualche misura far circolare di meno il virus, ma finché c'è la possibilità di vaccinare con la doppia dose se c'è l'organizzazione e le dosi è la cosa migliore. Naturalmente, come fanno nel mondo anglosassone, avere più opzioni è del tutto legittimo".

"C'è un studio israeliano che ci dice che se vacciniamo appieno con la doppia dose abbiamo dei risultati eccezionali, dall'altra parte una ricerca scozzese ci dice che con una dose il risultato è buono - ha ricordato Rezza -. La strategia ottimale è utilizzare i vaccini per come si possono ottenere risultati migliori in base alle evidenze. Se c'è la possibilità di utilizzare entrambe le dose di vaccino, e sappiamo che l'efficacia per i vaccini a mRna è molto elevata, la protezione che si dà è molto importante. Ma vaccinare con la doppia dose con il vaccino mRna dà un forte vantaggio, c'è una protezione quasi completa".

Quanto allo Sputnik, per Rezza "il vaccino russo dà una protezione elevata, 92%, ma c'è un problema: per essere certi della qualità si passa al vaglio dell'Ema, non è che si possa dire che ci si possa fidare in maniera pregiudiziale".

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