"Niente vaccino a chi ha avuto il Covid". L'infettivologo: molti effetti collaterali

Il professor Galli: "Chi è stato infettato possiede già una memoria immunologica. Basta con i piani vaccinali talebani"

Massimo Galli

Massimo Galli

ROMA - "Inutile vaccinare chi ha avuto il Covid-19". Lo afferma Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, che nutre dubbi sull’opportunità di sottoporre ai richiami anche quelli che hanno contratto l’infezione e sviluppato le difese naturali. Gli effetti indesiderati sono spesso più marcati, dopo l’iniezione c’è chi lamenta nausea, capogiri, altri presentano linfonodi ingrossati, stati febbrili.

Professore, l’orientamento attuale prevede che anche i convalescenti, sopravvissuti alla pandemia, vadano vaccinati. Ci spiega perché l’eccesso di precauzioni si rivela controproducente? "Guardi, abbiamo avuto diversi medici e infermieri vaccinati che hanno riferito effetti collaterali, una risposta eccessiva del sistema immunitario al vaccino. Nulla di pericoloso, ma la seconda dose è anche più fastidiosa della prima nei soggetti che hanno già superato l’infezione".

Alcuni suoi colleghi dicono che in certi casi si potrebbe fare a meno dei richiami. "Credo anch’io che abbia poco senso convocare due volte chi si è ammalato ed è guarito, perché possiede già una memoria immunologica. Finora si è affermata una linea talebana, per cui se obiettavi qualcosa venivi bollato come irresponsabile, ma l’atteggiamento sta cambiando".

Ci può fare un esempio? "Io ho davanti a me una dottoressa di 55 anni, che si è negativizzata il 20 novembre, l’hanno vaccinata il 15 gennaio, e viste le reazioni non farà la seconda dose, anche se un protocollo, che potrei definire demenziale, prevede che siano tutti riconvocati senza eccezioni".

Sta diventando obiettore anche lei? "Macché, io vaccinerei a tappeto tutti, gli unici che escluderei sono quelli appena guariti. In Italia abbiamo due milioni di persone che sanno con certezza di aver passato l’infezione, altri due milioni probabilmente lo ignorano, ma hanno prodotto anticorpi, sono entrati in contatto con il virus Sars-Cov-2 senza accorgersi. Io dico che basterebbe un test con pungidito, con risposta in pochi minuti, per scremare chi è già protetto in qualche modo".

Quella che esprime è la posizione della Società italiana di malattie infettive? "Questo è un mio parere personale, ma condiviso da più parti. Ora io spero che con il buon senso supereremo certe posizioni talebane. Non è il caso di sottoporre alla seconda dose chi si è già infettato ed è guarito".

Nel Regno Unito già pensano a un terzo richiamo con vaccini tarati sulle nuove varianti del virus: si dovranno rivedere le strategie? "Spero di no, ma temo di sì. Al momento in Italia siamo messi meglio, ma basta poco per ritrovarci nei guai. Ecco perché è bene somministrare in fretta i vaccini a chi più ne ha bisogno, individuando chi è già immune attraverso semplici test nei casi dubbi. Servirebbe a stabilire un ordine di priorità corretto e utile per patologia, dopo che si è esaurito il criterio della copertura per età".

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