Covid, Rasi: "Vaccino protegge per 6 mesi, forse più di un anno"

L'ex direttore Ema: "La protezione inizia e diventa più forte da 15 giorni dopo la prima iniezione. A 30 giorni si è protetti". Sarà importante "raggiungere in fretta immunità di gregge, con copertura al 70-80%, per proteggere anche il 10-20% in cui può non funzionare"

Covid, la vaccinazione a Londra (Ansa)

Covid, la vaccinazione a Londra (Ansa)

Roma, 10 dicembre 2020 - Per quanto tempo ci proteggerà il vaccino anti-Covid? "Oggi sappiamo per almeno 6 mesi", sebbene "ogni 2-3 mesi dovremo aggiornare questi dati" e "io mi aspetto che" l'effetto-scudo "duri anche più di un anno. Oggi però la certezza ce l'abbiamo a 6 mesi, perché l'osservazione disponibile è quella". A fare il punto sulla durata del vaccino è Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema, docente di Microbiologia all'università Tor Vergata di Roma, intervenuto ad 'Agorà' su Rai3. "La protezione - ha precisato - inizia, e progressivamente diventa più forte, da 15 giorni dopo la prima iniezione e da 7 giorni dopo la seconda per i vaccini che prevedono due punture. Mediamente", dunque, "tra i 15 e i 30 giorni comincia la protezione per qualsiasi tipo di vaccino. A 30 giorni si è protetti". 

"Parallelamente alla campagna vaccinale, andrà fatto", secondo Rasi, "un piano di continuo monitoraggio sullo sviluppo degli anticorpi, per capire chi effettivamente diventa immune. Le persone che non si immunizzano potrebbero essere un 10-15-20% a seconda del vaccino" somministrato, e "dovranno continuare a comportarsi come se non fossero vaccinati", finché non si arriverà all'immunità di gregge.  "E' proprio per questo che bisogna sbrigarsi a raggiungere l'immunità di gregge", ha evidenziato l'ex numero uno dell'Ema. La percentuale di copertura a cui puntare è pari "generalmente al 70-75-80%", quota ottenuta la quale "una popolazione si considera vaccinata" e "si ritengono immuni anche i non vaccinati. Naturalmente - ha sottolineato Rasi - insieme al piano vaccinale, ma soltanto dopo 2-3 mesi" dall'avvio, "si possono fare anche studi per vedere se con un numero limitato di dosi sarà possibile creare degli 'anelli di protezione' per liberare particolari comunità". 

Sulle scadenze, "il 29 dicembre l'Agenzia europea del farmaco Ema darà sicuramente un parere" sul candidato vaccino di Pfizer/Biontech contro Covid-19, ha evidenziato Rasi. "Mi aspetto che sia un parere positivo e che abbia elementi di precisione maggiori rispetto a quello affrettato del Regno Unito", la cui decisione è stata "incauta", un'"accelerazione politica". "Il protocollo - ha ricordato - dice chiaramente che il vaccino non va somministrato in chi ha reazioni allergiche gravi", mentre "i due signori che hanno avuto reazioni" dopo l'iniezione in Gb "avevano in tasca la fiala di adrenalina proprio perché sapevano di essere a rischio di reazioni allergiche gravi". Precauzioni andranno rivolte agli allergici gravi anche quando i vaccini arriveranno in Italia, ma "non si tratta di chi ha avuto un'allergia da fieno o agli acari, piccole allergie. Non è a quel tipo di allergia a cui si allude", ha precisato. "Qualcuno ha definito l'Ema un organo burocratico", invece "l'Ema è un organo scientifico", ha tenuto a puntualizzare Rasi: "Il 65% del personale" dell'ente regolatorio Ue "ha una o più lauree in Medicina, Biologia, Farmacia, scienze della vita. Non sono burocrati, sono esperti tecnico-scientifici e clinici. Quindi il parere che arriverà il 29, se lo seguiamo bene, ci permetterà di attuare una campagna vaccinale efficace e sicura".

Rasi ha poi ricordato che "almeno per i primi 3-4 mesi" di campagna vaccinale andranno comunque "seguite le precauzioni" anti-contagio e bisognerà "portare la mascherina, perché l'informazione se il vaccino protegga anche dall'infettare gli altri", oltre che dall'ammalarsi, "l'avremo dopo 2-3 mesi di campagna quando si faranno i primi test in questo senso. Questo vale per tutti i vaccini", ha specificato l'esperto, non soltanto per quello contro il nuovo Coronavirus. Con un focus sulle feste, "l'attenzione sulla terza ondata" di Covid-19, che si teme possa arrivare dopo Natale e Capodanno, "ci deve essere - ha aggiunto Resa -. Perché nel momento in cui, subito dopo le feste, riprenderemo auspicabilmente molte attività, o manteniamo comportamenti più responsabili di 4 mesi fa, o ci sono interventi strutturali che dubito ci sia il tempo di fare, o avremo una terza ondata, anche perché il vaccino avrà i suoi tempi". E l'ex direttore dell'Ema torna a invitare alla prudenza: "Basta guardare i numeri degli Stati Uniti", ha concluso: "Quindici giorni fa il Thanksgiving", la Festa del Ringraziamento, "ieri 2.900 morti".