Covid, vaccino ai bambini: tra musica, clown e attestati di coraggio

Partita l'immunizzazione per i più piccoli. Premio finale: "Meno tamponi, meno didattica a distanza e tutto lo sport che volete"

C’è il piccoletto che piange, ma è colpa del clown. E l’altro, più grande, che non si accontenta di un cerotto colorato: vuole l’elmo del cavaliere anti Covid altrimenti non se ne parla. Quasi tutti girano la faccia mentre l’ago entra nel braccio. Non è paura, è che mamma è bravissima a depistare l’attenzione.

Le mamme. Documentatissime via chat, spavalde o titubanti fino all’ultimo. La loro carne offerta alla nazione. Tira un po’ quest’aria retorica, fra la parata e l’oro alla patria, nel primo giorno del vaccino ai bambini che regala anche l’"Attestato di coraggio per avere affrontato con forza e determinazioni la prova e per avere dimostrato di essere un piccolo grande eroe".

Si arruolano volontari pescando dentro l’immaginario di base di una cosa che deve sembrare una festa: il pagliaccio e la Pimpa, Babbo Natale e il carabiniere buono.  È da mettere in conto lo spaesato e il potenziale disertore come in ogni festa vera, dove c’è sempre qualcuno che vuole tornare a casa. E l’azione di disturbo come in Puglia, dove i No vax distribuiscono volantini davanti alle scuole con lo slogan "Da genitore a carnefice".

Ma passano senza troppi tentennamenti i primi mille del Lazio, spinti dai pediatri o dalla volontà. Passano direttamente dal dottore super eroe con in mano la spada laser al premio in palloncini gli invitati toscani del Mandela Forum. Banchi per poter disegnare, cartoni animati, i cani della pet therapy della polizia. Fra molti anni uscirà dalla polvere di un cassetto il diploma all’ardimento: "Ma te lo ricordi il giorno in cui siamo diventati eroi? Bei tempi quando bastava una puntura". L’infermiera tenta la spalla nuda: di che colore lo vuoi il cerotto? Privilegio dell’età, come poter credere senza cinismo alla favola del cattivissimo drago che si combatte con una pozione magica. No, non si beve. È come quella dei grandi ma ne basta un terzo. Due piccole punture e "se non siete mancini offrite il braccio sinistro così il destro rimarrà in forma per scrivere, disegnare e per i duelli".

Il pacifista in erba va convinto sul prezzo da pagare per la prova di coraggio. La favola continua, leggermente più enfatica di un bugiardino: "Un po’ di mal di testa, un po’ di febbre: una piccola seccatura in cambio della gloria". Premio finale? "Meno tamponi, meno didattica a distanza e tutto lo sport che volete". Allo Spallanzani di Roma il primo è Manfredi, cinque anni compiuti a settembre, che si prende ciò che gli spetta: animatore con la chitarra, siringa, braccialetto di avvenuta vaccinazione e busta con i colori. Non sa leggere, ma sul cartello c’è scritto: "Centro vaccinazione pediatrica Antico-Covid, adesso sì che possiamo giocare". Alla sua mamma sono bastati i numeri del Ministero della salute: 250mila bambini infettati dal Covid in Italia, 1.450 ricoveri, 36 in intensiva, 10 morti. E grane successive dovute al Long Covid per il 7 per cento. Dopo il V-day la platea potenziale dei  vaccinabili fra i 5 e gli 11 anni è di 3,6 milioni di bambini. Precedenza ai più fragili, i preferiti dai draghi.