Vaccino AstraZeneca under 55: caos liste. Virologi: iniezioni a tutti per anno di nascita

Domani le prime dosi di Oxford: precedenza a prof e polizia. Ma si fa strada l’idea delle annate, il Lazio pronto a convocare la classe 1966

Covid, la situazione in Italia

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La vaccinazione di massa anti- Covid rischia di finire nel caos ancora prima di iniziare. C’è chi il vaccino lo vorrebbe prima degli altri, chi rimanda, chi intenderebbe scegliere quella marca e snobba quell’altra. Nel Lazio, con il vaccino AstraZeneca raccomandato dall’Aifa sotto i 55 anni, già si pensa di tagliare la testa al toro e convocare in blocco la classe 1966, come alla visita di leva. "La Regione intende procedere per fasce di età anziché per categorie – ha dichiarato Pier Luigi Bartoletti, rappresentante dei medici di medicina generale (Fimmg) nella Capitale – così l’operazione sarà più spedita". Si dovrebbe procedere a scalare, esaurita la prima mandata si passa a quanti hanno 54 anni compiuti, poi 53, senza andarsi a impantanare troppo nella selva di esenzioni, priorità e precedenze. Criterio anagrafico.

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L’idea di semplificare e velocizzare la campagna ha funzionato in Israele, dove sono azzerati i nuovi ricoveri in ospedale per Covid-19, e si fa strada nelle diverse regioni d’Italia. "Sotto i 55 anni, anch’io non farei troppe distinzioni di priorità – spiega Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva – va bene procedere per blocchi, vaccinare tutti a prescindere. Diamo priorità alle categorie esposte quali insegnanti, forze dell’ordine, malati con fragilità. Ma finite quelle non andrei a perdermi in distinzioni interminabili, come quelle tra autisti di serie A e di serie B".

Che sia necessario imprimere un cambio di passo alle vaccinazioni lo ammette anche Walter Ricciardi, consulente del ministro Roberto Speranza, che ha proposto Guido Bertolaso come commissario ad hoc: "L’impegno di vaccinare almeno 250mila italiani ogni giorno nei prossimi mesi è un’impresa senza precedenti – scrive il professor Ricciardi – sarebbe impensabile non affidarla a una squadra guidata da una persona competente dedicata a tempo pieno a questo scopo, sette giorni su sette, come vediamo fare in Israele, Regno Unito e Usa".

Già, ma come tenere ordine tra milioni di appuntamenti dei candidati al vaccino in regioni dove si fatica persino a scambiare un referto telematico da un ospedale all’altro?

La soluzione, per il direttore delle malattie infettive dell’ospedale di Genova, consiste nel semplificare e innovare le procedure, chiamando per fasce di età, a scaglioni, come avveniva per il servizio militare: "Dobbiamo entrare nell’ottica di agire su grandi numeri – chiarisce il professor Bassetti, che ieri era ospite a Domenica In – quindi estendere i punti di somministrazione, mobilitare farmacie, ambulatori, caserme, allestire tende e gazebo nelle piazze. Io ho proposto da tempo di coinvolgere le grandi aziende, stabilimenti che dispongono di infermerie attrezzate con medici del lavoro competenti: affiderei loro il compito di vaccinare i dipendenti. Le aziende sanitarie sarebbero sgravate, hanno già tante incombenze. In definitiva, questo vaccino deve arrivare door-to-door, casa per casa, come abbiamo visto nel modello israeliano, riuscitissimo, dove il 40 per cento della popolazione è immune".

Riusciremo nell’impresa anche da noi? Pierluigi Lopalco, epidemiologo di chiara fama, ritiene che la strategia per classi di età prenderà piede quando avremo dosi sufficienti. "Da questa settimana abbiamo i vaccini AstraZeneca – precisa Lopalco – ma in misura limitata, ed è logico partire con operatori scolastici e forze dell’ordine, categorie che si possono raggiungere molto velocemente. Una volta esaurito questo passaggio, speriamo di avere a disposizione quantitativi tali da poter procedere per classi anagrafiche, rimuovendo gli ostacoli tra il cittadino e la vaccinazione".